21 nov 2008

DEMOCRATISMO

Non c'è alcuna relazione tra democrazia e libertà. Forse la democrazia è la forma di governo che più di altre penalizza la libertà dei cittadini. Intanto voglio fare una distinzione importante: il libero arbitrio è la facoltà di scegliere; la libertà è la facoltà di scegliere il BENE. Dunque nel concetto di libertà è necessariamente implicito il concetto di responsabilità. Ora accade che in democrazia sono chiamati a scegliere, a decidere, ad avere potere masse di uomini e donne che non hanno alcuna responsabilità perchè sono ignoranti. Da un lato ci troviamo immersi in un mondo ricco di saperi parziali (pensiamo solo a tutte le questioni legate alla bioetica, all'economia, al biodiritto, alla tecnologia, alla medicina) nel quale è molto difficile orientarsi se non si è addetti ai lavori; dall'altro lato le sorti di questo mondo sono affidate al voto o non voto di una "gente" solo parzialmente informata o male informata, piena di pregiudizi, legata all'abitudine di un modo di pensare generico, superficiale, quando addirittura non del tutto ignorante o disinteressata. In democrazia dunque, nelle procedure deliberative, è l'uomo della strada ad essere chiamato a dire la sua su quello a cui spesso non pensa, che non è nei suoi interessi giornalieri, ma su cui però è chiamato a decidere. I più volenterosi leggono qualche quotidiano o assistono a trasmissioni televisive che sono gli strumenti più generici, superficiali, inutili che esistono per prendere coscienza e responsabilità sulle questioni per cui siamo chiamati a decidere. In ogni caso non sono certo le istituzioni deputate alla formazione. Allora in questo piattismo culturale di cui gode il popolo hanno buon gioco i soliti gruppi di potere che lavorano incessantemente a favore del relativismo culturale, contro ogni verità, facendo credere all'uomo di strada che la sua opinione è buona tanto quanto quella di qualsiasi altra persona. E' come se dicessimo che l'opinione di bimbo di 5 anni ha lo stesso valore di quella del padre di famiglia in relazione, per esempio, al modo in cui si devono educare i figli. E questi sono i frutti: masse di giovani e meno giovani che nelle strade, nei bar, nelle scuole e nelle università, in TV e sui giornali sputano sentenze e danno soluzioni su ogni argomento. Ognuno è tuttologo. E dicono tante di quelle corbellerie, stupidaggini, falsità da far spaventare. Ma ciò che più fa spaventare è che quelle stesse persone (la stragrande maggioranza del popolo) prenderanno decisioni contro se stesse e senza rendersene conto porteranno se stesse alla morte. La democrazia si traduce inevitabilmente in dittatura dell'ignoranza e nell'ignoranza non c'è responsabilità. La democrazia è un regime contro la libertà.

19 nov 2008

"HO INCONTRATO ELUANA"

Oltre agli occhi la bocca di Eluana è in costante movimento. La sua lingua sembra frugare per cercare un posto dove fermarsi. A un angolo della bocca. Tra i denti, sul palato. E dalla sua gola esce un antolo discreto. Che a volte assomiglia a un borbottio. Quasi un bla-bla di neonato. Ma anche in questo caso i medici anno assicurato che non si tratta di nessuna manifestazione correlabile a uno stimolo esterno. Né a una volontà comunicativa. Oltre agli occhi e alla bocca Eluana è da sedici anni immobile. Pietrificata. Accudita dalle amorevoli attenzioni delle suore misericordine, che cercano di evitarle in ogni modo le piaghe da decubito. Al mattino Eluana apre gli occhi e inizia a macinare gorgoglii. Ma per il resto è come una statua. Che alla sera cessa anche queste minime attività.Così l’ho vista quasi cinque anni fa al secondo piano della casa di cura di Lecco. La stessa dove nacque. Dove emise i primi borbottii, così simili e così diversi da quelli che oggi le escono di bocca. Vorrei dire che l’ho incontrata. Ma non riesco a usare quel verbo. Mi viene da dire che l’ho vista, denunciando un approccio voyeuristico che non ho ancora del tutto ammesso con me stesso.L’ho vista. Come si vede una persona da un buco della serratura. Senza essere visti a propria volta. L’ho spiata da un mondo che lei sembrava non abitare più del tutto. Se non fosse stato per quegli occhi, quella bocca. Quei rantoli. E per quella salute di ferro. In sedici anni mai un farmaco, mai un’aspirina. Solo quel sondino che un paio di volte al giorno le veniva infilato dal naso fino allo stomaco. Per nutrirla. Non contro la sua volontà, ma in assenza di sua volontà. Come accade a tanti handicappati gravissimi che popolano le vite di famiglie devastate dal dolore. Come accade a tanti giovani e anziani incapaci di vivere e spesso incapaci di relazioni positive con il mondo che sta loro attorno. Sì, costoro deglutiscono.
Eluana non deglutisce. Il cibo glielo si deve depositare direttamente nello stomaco. Poi lo digerisce. E nel frattempo respira senza bisogno di macchine o di artifici di alcun genere. La medicina ha decretato la diagnosi di stato vegetativo permanente. Coma? Sì, nel senso di uno stato vegetativo; una condizione vitale – si badi bene, si tratta di una condizione vitale – paragonabile a quella di un vegetale. Cioè incapace di relazione attiva con il mondo esterno. O è il mondo esterno che non è attrezzato a un rapporto con le persone in questo stato? Non è una domanda retorica, o ad effetto. Sì, perché lo stato vegetativo permanente è quello di tutti coloro che hanno avuto i cosiddetti “risvegli”. La letteratura clinica è ricca di casi di uomini e donne che dopo periodi di “coma” come Eluana si sono incredibilmente risvegliati. Cioè hanno ripreso un contatto “interattivo” con il nostro mondo. Ma non è dato sapere “se” questo possa accadere. Né tantomeno è ipotizzabile immaginare “quando”.Era stato il signor Peppino Englaro a invitarmi quasi cinque anni fa a vedere (incontrare?) la figlia Eluana. Lui era convinto che avrei cambiato opinione. Gli avrei dato ragione. Non è stato così. Era la metà di dicembre del 2003. Dopo l’ennesimo ricorso alla magistratura i giornali si occuparono del “caso”, mescolando spesso sciocchezze, superficialità e improvvisazione scientifica. A Lecco, dove lavoravo allora, riprese una sopita polemica tra chi vedeva nel signor Englaro una vittima di una medicina e di una giustizia “ingiuste”, “disumane”, e chi meno esplicitamente lo considerava un incredibile e spietato padre privo di compassione per la figlia. La vita della figlia, di Eluana, sembrava solo un accidente nella tragica e disperata battaglia del padre. La condizione vitale di Eluana sembrava sfuggire ai più. Nelle cronache dei giornali la si indicava come una “cosa” appesa alla vita per il tramite di qualche macchinario sofisticato. Al contrario c’era chi favoleggiava che sarebbe bastato un po’ più di comprensione, di visite, di massaggi, di carezze, di parole, di tutto quell’armamentario della speranza contro ogni speranza, per poterla alla fine rivedere muovere un mignolo, un sopracciglio. La voglia del miracolo è nemica della vita, talvolta, tanto quanto l’incapacità di vederlo, il miracolo.Di lì, ecco la curiosità. Il voyeurismo giornalistico di poter vedere, senza intermediari. Senza racconti di terzi. E l’ncrollabile convinzione di papà Peppino che sarebbe bastato vedere per poter farmi evitare il verbo incontrare. Mi accompagnò sulle scale. Al secondo piano a destra. Poi mi guidò in fondo al corridoio a sinistra. L’ultima camera. Un piccolo vano all’ingresso. Poi la stanza con il letto di Eluana, accanto alla finestra che dà sulla piazza alle spalle della chiesa di San Niccolò. Due suore amorevoli e più che discrete. Silenziose e compassionevoli tanto con Eluana che con il papà. Lui, Peppino, capì che non aveva trovato un alleato nella sua battaglia. Io non seppi dire, né allora né oggi se avevo "incontrato” Eluana Englaro. L’avevo vista. E certamente avevo visto il suo mistero vitale. Tanto simile a quello di mia zia Alda, che vidi da bambino in un ospizio per vecchi incapaci di intendere e di volere. Nutrita a forza. Spesso contro la sua volontà. Eluana non aveva più volontà, come purtroppo mi è accaduto di vedere in forme diverse in tanti altri ragazzi. E non solo ragazzi. Il mistero della sua vita dovrebbe consistere nell’assenza di peristalsi? Nella sua incapacità di chiedere cibo? E di deglutirlo?Io mi fermo alle domande. Quelle che mi porto ormai chiarissime da cinque anni a questa parte. La tragedia di papà Peppino e di sua moglie non mi convinse delle loro ragioni. Da allora l’evidenza vitale di Eluana consiste per me nel ricordo di quegli occhi spalancati nel vuoto e in quella bocca in perenne borbottio. In quel cuore che continuava a battere senza aiuti meccanici, in quei polmoni che continuavano a ventilare un corpo insensibile, immobile, sospeso in una condizione irraggiungibile. Lì per me incominciava il suo mistero, in verità molto simile al mio.
di Marco Barbieri

17 nov 2008

PENA DI MORTE

IN ITALIA C'E'LA PENA DI MORTE!
La Corte di Cassazione pochi giorni fa ha emesso una sentenza che, al di là dell'inganno linguistico, è una vera e propria condanna a morte.
La vittima innocente si chiama Eluana Englaro.
La sua colpa: essere handicappata e non potersi difendere.
Si dice: "la vogliamo ammazzare perchè soffre e dunque per motivi di umanità".
Ma subito dopo si ammette: "Eluana non è in grado di sentire nulla, nemmeno il dolore".
Allora, delle due l'una: o soffre o non soffre.
Si dice: "facciamo la sua volontà, perchè così dice il padre". E' curioso emettere una sentenza su un presunto testamento biologico di cui tra l'altro non è ancora stata fatta nessuna legge. Quindi si emette una sentenza di una legge che non esiste.
Si dice:" non vogliamo accanirci con le terapie, vogliamo che la natura faccia il suo corso".
Ma subito dopo si ammette che Eluana non è affatto in fin di vita. Ha certamente una patologia fortemente invalidante ma non sta per niente morendo. Infatti non ha bisogno di nessuna medicina se non di cibo e acqua come qualunque altro essere vivente.
Dunque non si aspetta la morte naturale ma si fa morire di fame e di sete.
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza raccapricciante, spaventosa, nazista!
Una sentenza che è uno schiaffo in faccia alla cultura umanista e umana della bella Italia, quella dell'amore. Quella Italia che i suoi malati li cura, li accompagna, li sostiene e non li uccide barbaramente.
Il padre. Con la tristezza nel cuore non posso più chiamare "padre" un uomo che chiede la morte di sua figlia. Il padre dona la vita, non la toglie. Da anni alcune suore veramente misericordiose e buone (loro sì) si occupano giorno e notte di Eluana. Non se ne occupa il "padre". Queste suore chiedono di continuare a farlo, gratuitamente, per amore.
Ma i giudici hanno detto NO! ELUANA DEVE MORIRE!

5 nov 2008

VIVA VIVA OBAMA PRESIDENTE

Secondo Barack Obama, Gianna Jessen non dovrebbe esistere.
Gianna è, nelle parole degli anti-abortisti, una “sopravvissuta”. Durante il terzo trimestre di gravidanza, la madre di Gianna subì l’iniezione di una soluzione salina allo scopo di indurre l’aborto chimico presso il Los Angeles County Abortion Center.
Diciotto ore dopo, e pochi minuti prima dell’arrivo del dottore che avrebbe dovuto praticare l’aborto, Gianna nacque. Prematura e con danni che sarebbero risultati in una paralisi cerebrale. Ma viva.
Se il dottore fosse stato presente alla nascita di Gianna, la piccola sarebbe stata uccisa, probabilmente soffocata. Invece l’infermiera chiamò un’ambulanza, e Gianna fu trasportata d’urgenza in un ospedale vicino, dove, col peso di 1kg, fu messa in un’incubatrice e poi, mesi dopo, data in adozione. Della vicenda, oggi Gianna dice, ridendo: «si vede che non muoio tanto facilmente».
Per Obama l'aborto è "giustizia riproduttiva"
Ha votato a favore del partial birth abortion (aborto con nascita parziale), procedura, vietata dalla legge italiana, che viene usualmente praticata nell’ultimo trimestre di gestazione, ed in cui l’abortista afferra la gamba del feto con una pinza ed estrae tutto il corpicino ad eccezione della testa. La testa rimane dentro, dove viene bucata da una canula aspiratrice per succhiarne fuori il cervello.
La testa viene poi estratta e il bambino è così nato morto.
Amorevole.
Questa procedura brutale fu usata per la prima volta nel 1983. Prima non c’era. Questo è cambiamento in cui puoi credere.
Questo è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Non farà le guerre che ha fatto Bush. E' impegnato a fare uccidere tanti piccoli innocenti americani nella sua patria!
Ha saputo sfruttare il colore della sua pelle per ingannare gli afro americani. Anzi, ha vinto solo ed esclusivamente perchè nero. Questo è razzismo.
Difenderà i deboli, ha detto. Li difenderà tanto da ammazzarli prima che nascano.