15 ott 2008

EUTANASIA

La malattia è un momento di prova per l'uomo. La sofferenza che comporta ogni malattia si presenta a ciascuno come MISTERO che pone degli interrogativi sul senso della stessa condizione umana. Nella malattia l'uomo fa l'esperienza della propria impotenza, dei propri limiti, della propria finitezza.
Il dolore e la sofferenza possono portare sia all'angoscia, specialmente quando ci si trova di fronte ad un dolore intenso e prolungato, sia ad una maturazione nella relazione verso se stesso, verso gli altri e verso Dio.
Spesso il dolore, la malattia e la sofferenza precedono la morte la quale si presenta pure come una realtà umana. Anch'essa, come la malatia, ci appare come un fatto misterioso, se non ASSURDO qualora arrivasse in modo imprevisto nella pienezza della vita.
Nè la morte, nè la malattia nè tanto meno la sofferenza però hanno il potere di annichilire l'uomo.
Ciò che degrada l'uomo, la sua dignità, la sua regalità è l'atteggiamento di fronte a tali fatti che appartengono alla realtà umana.
Coloro che ritengono che l'uomo sia l'unico criterio di se stesso, ed in modo arrogante e presuntuoso hanno liquidato Dio dalla loro vita, pensano di avere il diritto di decidere e di impadronirsi della morte procurandola "dolcemente" in anticipo. Costoro hanno ridotto l'uomo ad una macchina di efficienza che se non gode del benessere e se non è efficiente tanto vale eliminarlo. Di fronte al dolore si elimina il paziente. Ci sono così "vite degne di essere vissute" e "vite non degne di essere vissute". Si usa oggi questo linguaggio dimenticando proprio che erano queste espressioni del vocabolario nazista (che a chiacchiere tutti credono di contestare ma in realtà ne sono profondamente affascinati). Tanto durante il nazismo quanto oggi, gli essere umani nella malattia e nella sofferenza vengono uccisi e si soffoca la propria coscienza con un velo di peloso moralismo che suona così: "meglio che muoia piuttosto che soffra". Si giustificano in tal modo milioni di bambini massacrati con l'aborto e migliaia di malati uccisi dai propri parenti che ne chiedono la morte piuttosto che la cura.
Abbiamo dimenticato la compassione, l'accompagnamento dell'altro nel dolore. Non vogliamo farci carico della sofferenza degli altri, preferiamo ucciderli.
Ed è questa risposta, e non la morte e la malattia, che hanno annichilito l'uomo e la sua possibilità di amare in modo divino.

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Coloro che ritengono che l'uomo sia l'unico criterio di se stesso, ed in modo arrogante e presuntuoso hanno liquidato Dio dalla loro vita, pensano di avere il diritto di decidere e di impadronirsi della morte procurandola "dolcemente" in anticipo.
Già professore...tanto lei può camminare...lei può parlare...lei può osservare....lei può ascoltare....e tutto senza soffrire!K pacchia,vero?
Non si può dire che chi decide di morire sia egoista!
un buon cristiano quindi è colui il quale,costernato dal dolore,continua la propria esistenza,non potendo fare nulla e sapendo che morirà con la massima sofferenza...
Chi vuole l'eutanasia sono persone che vivono solamente grazie alle macchine!Se non ricordo male anche il Giovanni Paolo II chiese di farlo morire in santa pace....strano,xk avrebbero potuto assistere anche lui grazie alle macchine e avrebbe cosi potuto vivere qualche tempo in più...allora,chiedere di non essere assistito va bene,ma invc chiedere di staccare il respiratore non va bene più?
PERCHE'????
valerio

Anonimo ha detto...

Tra il nero e il bianco ci sono infiniti grigi.

Andrea R.

Anonimo ha detto...

....anche applicare il risultato di ricerche scientifiche (macchine, la scienza non va attaccata solo quando conviene) per prolungare una (non) vita (altrimenti finita per volontà di Dio, per natura, per malattia o come ci pare)è estremamente malefico e disumano.E non serve a niente se non a verificare cosa può fare l'uomo contro sè stesso e contro Dio, contro la vita e contro la morte, questo è il delirio di onnipotenza, e si delira in tanti modi anche giocando a ping pong tra un'ospedale, un tribunale,una messa, una cantata e uno sproloquio.
Nina

robertorubino ha detto...

Leggo che avete molta confusione circa alcuni concetti propri di una discussione bioetica. Eutanasia, suicidio assistito, accanimento terapeutico, libera scelta di sottoporsi alla cura sono quattro istanze totalmente differenti l'una dall'altra e comportano valutazioni etiche diverse. Credo che scriverò un post per spiegare queste cose altrimenti rischiate di commentare senza conoscere e di fare solo molta confusione.

Anonimo ha detto...

.....CI ILLUMINI.....
valerio

Anonimo ha detto...

Se è per questo anche lei mette insieme nazismo ed eutanasia, sofferenza e sofferenza atroce di un malato terminale negli ultimi stadi , fascino per il nazismo e condivisione del nazismo.

Condivido e apprezzo il post fino a "ciò che degrada l'uomo è l'atteggiamento di fronte a tali fatti che appartengono alla realtà umana".

A Nina voglio invece augurare di non trovarsi mai a sperare nei risultati di quelle ricerche scientifiche volte a prolungare una "non-vita" che altrimenti dio avrebbe deciso di far finire.

Andrea R.

Anonimo ha detto...

è chiaro che posso parlare solamente "a casaccio" ,come voi tutti in questo ambito,non avendo per fortuna mai provato questa esperienza.

però se devo dare una risposta ora a questo interrogativo,io rimarrei attacato alla vita con qualsiasi mezzo e in qualsiasi condizione.

Francesco 5b

Anonimo ha detto...

E a te chi te lo dice che nessuno di noi l'ha mai provata questa esperienza?
E bada che c'è caso e caso, non si può fare di tutt'erba un fascio.

Andrea R.

Anonimo ha detto...

"E a te chi te lo dice che nessuno di noi l'ha mai provata questa esperienza?
E bada che c'è caso e caso, non si può fare di tutt'erba un fascio."
guarda io mi riferivo a esperienze di malattie talmente gravi che non si potrebbe stare qui a parlarne se affetti.
sicuramente ci sono molti casi,ed è per questo che ho fatto le dovute premesse,sottolineando l'impossibilità di raccontare questa esperienza.

Anonimo ha detto...

NINA,anche io ti auguro come ANDREA di non provare certe esperienze,ho perso mio figlio di 25 anni per un CARCINOMA INVASIVO PANCREATICO.Non fumava, faceva sport ecc.Ha sofferto moltissimo,mi implorava di aiutarlo a morire,ovviamente mio marito ,io i suoi fratelli non abbiamo fatto niente e lui è morto tra atroci sofferenze odiandoci.ERA VITA QUESTA?Avessi avuto una possibilità legale,avrei aiutato il mio ragazzo.Francesco quando si è in fase terminale e nonostante il progresso della medicina,si soffre 24 ore senza tregua, credo che cambieresti idea.La morte non si presenta sempre nello stesso modo ed ogni essere umano dovrebbe avere la possibilità di decidere come morire,decidiamo su tutto,tranne che sulla nostra morte.Morire per un incidente è atroce,ma morire per un cancro invasivo e devastante è disumano,non lo auguro a nessuno.

robertorubino ha detto...

Ho un profondo rispetto per il dolore e la sofferenza. Ho un profondo rispetto per l'atroce dolore di una madre o un padre che vedono morire il proprio figlio a causa di una malattia così devastante. Se solo penso di dovere assistere mia figlia soffrire in tal modo mi viene un blocco allo stomaco.
Ho vissuto una esperienza simile con mio fratello di 23 anni ed è tutto stampato nella memoria. Per sempre. La medicina deve spendere risorse anche nella terapia del dolore. Ma sono comunque certo che la malattia, il dolore, la sofferenza e la morte non sono eventi straordinari nella vita degli esseri umani. Esse sono condizioni legate alla nostra stessa natura imperfetta, fragile, caduca. Ora noi possiamo arrenderci alla disperazione di fronte a tale inevitabile condizione, oppure fuggire annulando il dolore con la morte procurata. Ma abbiamo una terza possibilità: accogliere la sofferenza non con passività e rassegnazione ma come occasione per dare un senso ed un significato di eternità alla nostra misera condizione umana. Possiamo cogliere l'occasione per amare gratuitamente ed assistere i malati compatendo con loro ogni sussulto. Possiamo sconfiggere la malattia facendone per noi la via della santità. Possiamo lasciare che Dio ci accompagni con il suo grande amore fino alle sue tenere braccia. Possiamo nel dolore e nell'atroce sofferenza diventare autenticamente umani.

Anonimo ha detto...

Personalmente se avessi da scegliere tra vivere tre giorni in più ma di sole urla e dolori atroci e(elemento fondamentale perchè si possa prendere in considerazione l'eutanasia)non ci fosse alcuna speranza di guarigione, credo proprio che preferirei risparmiarmi tale strazio.
Se guardiamo al mondo restando impiantati nella realtà credo che questa sarebbe la preferenza di tutti.
Anche lei professore che accusa di nazismo pensare che ci sono vite più degne di essere vissute, il principio preso così è allarmante, ma se andiamo a fondo scommetto che anche lei non scambierebbe la sua vita con una più sofferta, dal quale non riesce a trovare benessere (questo dipende molto anche da noi). Ciò non toglie che quella più sofferta possa cambiare o comunque dare qualcosa, valere la pena di essere vissuta, e sia chiaro che in ogni caso è l'istinto di sopravvivenza quello che più spinge l'essere umano, e questa non è una scelta!
Quando a chiedere l'eutanasia è chi si trova in una condizione dove sente fortemente che non ha più alcun senso restare vivo, in quanto la situazione è atroce e di irrecuperabilità REALE (uso questo termine per differenziare dai suicidi la cui irrecuperabilità è solo una propria convinzione)al punto da passare sopra all'istinto di sopravvivenza, in questi casi sia la persona a decidere per sé e il medico non sia costretto, se non se la sente, a procurargli la morte.
Sé qualcuno , in nome di un credo religioso molto forte, preferisce restare ad aspettare, nessuno glie lo proibisce. Se Dio c'è, sarà lui a giudicare, gli uomini in una condizione simile siano lasciati liberi di scegliere.

Andrea R.

Anonimo ha detto...

evidentemente non sono stata chiara, sono stata fraintesa ed è forse colpa mia, mi scuso. io non mi occupo di morte ma di vita. gli auguri li accetto e li estendo a tutti gli esseri umani. per me vivere significa svegliarsi alzarsi camminare ridere piangere soffrire giorire scherzare correre saltare ballare fare l'amore avere tanti amici nuotare pensare scrivere dipingere programmare e progettare sperare e lottare, con il giusto fatalismo. quando incontrerò la morte conoscerò cos'è ed è ovvio che auguro a me stessa che quando arriverà mi "finisca subito", in qualsiasi modo e forma si presenti, il mio pensiero sulla morte finisce qui. non sono nessuno per decidere su un tema così enorme (reso tale)ma è anche vero che enormi sono le gravità insite nel delegare e legiferare e pubblicizzare, speculandoci, la morte che, per me, è un fatto intimo e privato.
p.s. ho visto morire di cancro 4 amici,uno di 17 quando io ne avevo 15 uno di 40 uno di 30 uno di 70 assisstendoli insieme ada ltri amici col dolore di chi li amava, e ho visto anche altro ma non mi permetterei mai di prendere una decisione per altri, non posso e non voglio entrare nella vita degli altri. anche qui rischio di essere fraintesa ma è normale.
Nina

Anonimo ha detto...

Nina hai visto gli amici morire,non tuo figlio o il tuo uomo o tuo padre o tua madre...ripeto morire di cancro in fase terminale.Esiste una grande differenza vedere morire una persona cara per un incidente(ho provato anche questo),si spera fino all'ultimo,nessuno pensa a staccare una SPINA.Vedere un figlio morire di cancro è tutta un'altra cosa ,Andrea si esprime meglio di me ed è riuscito a descrivere ,quello che avviene quando una persona vuole morire,superando l'istinto di sopravvivenza ,la differenza è tutta qui.Nina,hai mai sentito parlare di testamento BIOLOGICO,in tutta Europa c'è,da noi no,bene se passasse la legge tu non dovresti decidere per nessuno,ma è l'interessato che decide per se stesso.Nina a tutti piace correre,ballare,fare l'amore,insomma VIVERE,ma....quando non è più possibile tutti devono avere il diritto di decidere della propria MORTE credenti o non credenti.Nina mi piace la tua voglia di vivere e spero che tu non debba mai decidere ...La legge è importante anche per questo,per rispettare TUTTI!!!

Anonimo ha detto...

questa non è una questione da poco è di certo non è un dialogo tra me e una Signora, di cui non so il nome, colpita da un dolore senza fine, ma devo rispondere qualcosa. Non è un caso se la questione è ancora aperta da decenni, o secoli se vogliamo. il fatto che in Europa esista altro non va né a merito nè a demerito... veramente pensate che serva la legge? chi andrebbe staccando spine o facendo iniezioni o non facendole più? un pezzo di carta o una persona? e quella persona potrebbe essere obiettore o no? e il contenuto del pezzo di carta potrebbe essere allargato o dovrebbe essere interpretato alla lettera, in quali casi, sottocasi, casi analoghi si incorrerebbe? e il testamento biologio quando si fa? in lucidità , e a che età, si può cambiare? il tutto renderebbe la morte più dignitosa e la vita del volontario medico anche?..... e se dovessi trovarmi a scegliere a chi dovrei chiedere? a chi, pur nel dolore più atroce, potrei imporre di uccidermi? io sinceramente NON SO se ho questo diritto e, sinceramente, non lo voglio. Questa è la mia libertà, in questo discorso, il riconoscere di avere un dubbio enorme e sentirlo,al di là del bene e del male. Ma io sono solo io e non avrei problema alcuno se si legiferasse per l'eutanasia, ci mancherebbe! Se fossero riusciti a rianimare mio padre ed egli avesse avuto la forza di chiedermi ancora di "aiutarlo" FORSE (mentre la morte se la ride e gli uomini s'affacendano a complicare)lo avrei fatto...non lo so...appunto... ma so di certo che non sarebbe stata la mancanza di una legge a fermarmi e non avrei chiesto ad altri di fare una cosa che mio padre stava chiedendo a sua figlia.
Un figlio? non se ne parla neanche, si andrebbe oltre. Se sopravvivessi a mio figlio chiederei aiuto alla follia, ammesso che la follia avesse la forza di reggermi, ma non sopravviverei mai a mio figlio: mi sentirei un'abusiva. E questo nessuna legge lo cambierebbe.
Chiamano "ragazza" il mio spirito, è vero che sono gioiosa e credo negli angeli ma sono una donna, figlia e madre e c'è un'altra madre, che rispetto profondamente e della quale comprendo il dolore ma, odiatemi pure ,il dolore di chi resta è altra storia.
Nina
p.s. per il prof.: è bene la sua idea di postare con più chiarezza,
può essere una dibattito costruttivo. a presto

Anonimo ha detto...

In verità tutti i "grandi dubbi" che poni sono aspetti marginali e di estrema facilità di soluzione!
L'unico interrogativo quasi serio è se sia più dignitosa una vita interrotta prima in certe condizioni: "massimi sistemi" esclusi lo è certamente e se ti troverai (come non ti auguro) in quella situazione sarai quanto meno tentata di applicare una soluzione simile, poi magari rinuncerai in nome di un valore che senti essere più importante.
Che debba essere il figlio ad eseguire il gesto... bah...non è questo l'importante, quel che conta è interrompere uno strazio divenuto insostenibile e inutile, realizzando "l'ultimo desiderio del condannato".
Riguardo alla domanda se serva o meno la legge spero che sia solo una provocazione, voglio dire... per me che vivo sulla terra finire in galera accompagnato da un lutto non sarebbe poi così carino!

Andrea R

Anonimo ha detto...

ma lo sai cos'è un dubbio? tu che vivi sulla terra con fare sprezzante? eppoi comincio a fare un pò di scongiuri e a questo punto torno nel mio privato augurandomi da sola una buona morte, e non ti spiego cosa significa per me.
Nina

Anonimo ha detto...

Brava!

Andrea R.

Anonimo ha detto...

mai come te

Anonimo ha detto...

Nina,non ho nulla contro di te,perchè mai...tu hai solo espresso la tua opinione.Il TESTAMENTO BIOLOGICO è una cosa molto seria e la legalità è importante sempre,le leggi sono fatte per tutelare i cittdini,questo non vuol dire che se una persona è contraria sia obbligata a fare un testamento biologico.La legge sul divorzio non obbliga tutti a divorziare,ma offre la possibilità a chi ne ha bisogno di poterlo fare,sono felicemente sposata da molto tempo,ma rispetto chi ha divorziato è tutto qui.ANDREA a mio avviso non è sprezzante,ma ha espresso il suo punto di vista come hai fatto tu.Detto questo non entrerò più nel dibattito,voglio solo dirti di non fare gli scongiuri,parlare di morte ci aiuta solo ad affrontarla in modo dignitoso e sereno,non certo a chiamarla.Auguri sinceri per la tua vita.

Anonimo ha detto...

PS volevo anche dirti che di dolore non si muore,si rasenta la follia come dici tu e si deve vivere....purtroppo ,perchè ci sono gli altri figli ,il marito,l'elaborazione del lutto non finisce mai.

Anonimo ha detto...

avevo iniziato una riflessione, perchè questo argomento non è una sciocchezza, chissà perchè il prof,"forte e protetto" dalla fede, comunque dal suo credo non è "attaccato"...io piccolo essere anarchico e sentimentale mi sono sentita un pò (molto) lesa nella sensibilità. ero entrata un pò più nel tema pubblicando il mio privato, mio padre si è spento esattamente un anno fa, raccontando un episodio VERO. mio padre, appunto, dato che pareva io non sapessi. e molto sinceramente mi saliva IL DUBBIO. si può anche scherzare e ridere, l'ho fatto anch'io, ma vedere scritto da un ventenne, come immagino più o meno Andrea..."in verità i "grandi dubbi" che poni sono aspetti marginali e di estrema soluzione!"...lo rilegga e rilegga anche il mio..."che debba essere il figlio ad eseguire il gesto(io non ho scritto questo)..bah " non è solo sprezzante è anche altro. Ma Andrea ha vent'anni,immagino. Il mio dubbio è il mio dubbio e siccome ho vissuto , tra le altre, l'esperieza che ho detto esigo rispetto altrimenti devo toglierlo anch'io. Se non erro la vita sociale, almeno per me si basa sul rispetto. Che poi io viva anche col cuore è una fregatura per me, e potrei anche non avere la Sua forza. il dubbio era anche sulla legge, certo, ma per come verrebbe applicata, chiarendo che non ero contro una legiferazione in merito.Avevo chiesto anche al Prof di postare più chiaramente si poteva andare oltre. se la legge è bloccata forse bisogna forzare su qualcosa, mi chiedo, o è veramente solo una questione tra laici e cattolici? sappiamo che non è così.Per qualcuno il tema è semplice per me no e non basta un blog, evidentemente e ovviamnete ma va sempre bene, serve.qui non ci sono accusati o accusatori ma non è la prima volta che su discorsi seri si scivola nella freddezza assoluta. anch'io tempo fa avevo scelto di non intervenire più forse questa volta è veramente l'ultima anche perchè ho sempre scelto di citare solo me stessa, una sfumatura tra l'immensità dei colori. Buone cose anche a Lei.
Nina

Anonimo ha detto...

NINA, sei una bellissima persona,sei solare e vera non conosco nè te ne ANDREA,tempo fa per una strana coincidenza sono entrata in contatto con il blog del prof,sono rimasta allibita da certe sue posizioni,non ho mai scritto niente ma ...la sofferenza atroce di aver perso un figlio in quel modo mi ha spinto a scrivere.NINA non ti conosco ,però continua a farti sentire ,da quel poco che posso capire,sei una persona aperta al confronto ,sai rispettare le idee altrui,continua a(cantare),ho detto cantare non parlare,perchè chi si confronta ,si pone dei dubbi CANTA,non SENTENZIA.Mi dispiace tanto per il tuo PAPà,ti apprezzo non per il tuo lutto,ma perchè a pelle ,ti sento una persona AUTENTICA,continua a far sentire la tua VOCE.Come ho detto io tolgo il disturbo,TU NO..CIAO NINA.

Anonimo ha detto...

Cara Nina, di anni ne ho 23, e tu il papà l'hai perso lo scorso anno, io lo sto perdendo adesso. Mi è capitato anche di rispondere a questo blog e subito dopo di accompagnare mio padre all'ospedale per il suo quarto ciclo di chemioterapia. Per questo mi hai fatto un pò senso quando hai parlato di ricerca disperata di soluzioni motivandola con il "delirio di onnipotenza". Io ti assicuro che mio padre ce lo farei stare anche 10 anni a urlare, anche contro la sua volontà, e imbraccerei anche le armi per fermare qualcuno che volesse ucciderlo. Questo fino a quando nessuno può escludere con certezza che possa salvarsi e se questo viene meno rispetterei la sua volontà come io vorrei che fosse rispettata la mia se si trattasse di me.
Sto sperando in tutto e per tutto proprio nei risultati della ricerca, o se preferisci nei "deliri di onnipotenza" di qualche scienziato, visto che ad oggi la medicina non ha soluzioni per il cancro di mio padre (uno dei peggiori), e mantenerlo vivo aumenta le possibilità che nel frattempo una soluzione arrivi.
Ho definito "aspetti marginali" i tuoi dubbi perchè il vero problema è se sia o meno giusta l'eutanasia e in quali casi, tutto il resto è marginale e di facile risposta una volta sciolto il nodo centrale.
Se leggi bene comunque sei stata attaccata sempre e solo sulle idee, così come anche il professore, contrariamente a quello che dici.
Mi dispiace se ti sei sentita toccata sul personale, non era affatto mia intenzione è solo che, se posso farti una critica, scrivi cose molto vaghe in un tema ahimè fin troppo concreto; se hai sollevato queste reazioni forse anche tu hai toccato la sensibilità di qualcuno.
Con rispetto

Andrea R.

Anonimo ha detto...

Grazie e un abbraccio,se permette e non vada via Signora, la prego ...a te anche una carezza Andrea e sai, sono sempre stata una frana con la concretezza me la cavo solo con lo spessore dei sogni e in quel tempo, che ora tu vivi, ero sempre fredda...il dolore stanca ma questo è un attimo di pace, spero giunga anche al tuo papà; diglielo che hai nuovi amici...ora proviamo a dormire...buonanotte anche al Prof.
Nina