23 dic 2008

LA RETTA COSCIENZA

"I cristiani, nella formazione della loro coscienza, devono considerare diligentemente la dottrina sacra e certa della Chiesa cattolica apostolica romana! La Chiesa si pone sempre e solo al servizio della coscienza, aiutandola a non essere portatata qua e là da qualsiasi vento di dottrina secondo l'inganno degli uomini" (Veritatis splendor).
Il soggettivismo etico per cui ogni capriccio individuale deve diventare legge, deve diventare condiviso, deve diventare buono per la comunità sta distruggendo la società, ma prima ancora la nostra coscienza morale. Slegare la coscienza dalla Verità è molto pericoloso.
Accade così che il capriccio di volere un figlio a tutti i costi procuri uccisioni di embrioni (che sono persone umane), oppure il capriccio di non volere un figlio procuri uccisioni di bambini (a volte lo stesso capriccio è della stessa donna a distanza di pochi mesi).
Oppure il capriccio di cambiare sesso, contro ogni logica naturale, il capriccio di pretendere matrimoni tra omosessuali o addirittura adottare bambini innocenti, il capriccio di volere essere un po' gay, un po' etero e un po' cretino, sono esempi di quale perversioni può raggiungere la pretesa dell'uomo di volere stabilire da solo ciò che è bene e ciò che è male.
Allora, per il bene dell'uomo stesso e della sua ragione, restiamo uniti alla Chiesa cattolica che ci guida con amore e sapienza e ci fa essere uomini retti e veritieri.

18 dic 2008

PAGELLE DI FINE ANNO

GIANFRANCO FINI: voto 2. Pessimo uomo politico, opportunista meschino come la peggiore faccia del fascismo. Arrogante con i deboli e pecorella con i forti (ebrei) e solo per arrivare alla poltrona. Un pidocchio della politica.
VELTRONI E FAMIGLIA PD: voto 2. Mi vergogno per loro e per quei 50 italiani che li hanno votati in buona fede (anche se in modo piuttosto ingenuo). Le accuse nei confronti della maggior parte del partito sono veramente gravi ed infamanti. Per il resto non mi stupisco. Rubano da quando si chiamavano PCI.
I MAGISTRATI: voto 3. La valutazione ovviamente non si riferisce all'intera categoria di magistrati, molti dei quali sono veri e propri eroi nazionali e patrioti. Mi riferisco a quei carnefici che hanno condannato a morte Eluana solo perchè malata. L'hanno condannata a crepare di fame e di sete. Buon Natale cari magistrati. Mi riferisco a quei magistrati che guarda caso fanno esplodere le inchieste contro Veltroni e famiglia PD tutte insieme , all'improvviso, come se volessero favorire qualche loro amico, ad esempio Di Pietro. Buon Natale cari magistrati. Mi riferisco a quei magistrati che si occupano di divorzi e separazioni e, come accade a Pescara, nonostante l'obbligo di legge che hanno nel tentare una riconciliazione tra i coniugi, se ne fregano e trattano gli sposi come carne da macello: "firmate qua" ed è finita l'udienza di riconciliazione. Buon Natale e buona festa della famiglia cari magistrati.
SACCONI E ROCCELLA: voto 10. Due ottimi e coraggiosi politici di governo. Si sono opposti contro tutti in difesa della vita, anche contro il loro presidente del consiglio Berlusconi che proclama vergognosamente l'anarchia etica. Si sono opposti contro la pena di morte per Eluana Englaro e contro la criminale pillola abortiva RU486 che avvelena il bambino innocente.
PAPA BENEDETTO XVI: voto 10. La sua voce e la voce della Chiesa restano gli ultimi baluardi nel mondo a difesa della dignità dell'essere umano e della sua ragionevolezza. Grazie!!!!!!!
RUBINO: voto 6. Lo scorso anno mi sono valutato 5 perchè ho creduto di fare troppo poco per servire la Verità. Quest'anno 6 perchè ho deciso di scendere in campo ed essere protagonista per la ricostruzione della mia città. Un voto alla speranza.
SANTO NATALE E BUON ANNO A TUTTI

13 dic 2008

AMBIENTALISTI DISUMANI

Nel gennaio 1997 l'alta corte olandese ha emesso una sentenza che vieta di pescare facendo uso di esche vive: larve, vermi, mosche non devono più essere appese all'amo. Chi lo fa può essere condannato di "crudeltà verso gli animali". L'Olanda è quella nazione dove da anni i medici uccidono i malati terminali che lo desiderano, e nella quale si possono persino sopprimere i bambini handicappati, OVVIAMENTE NEL LORO INTERESSE E PER IL LORO BENE.
Questo è solo un esempio del delirio intellettuale che ha colpito da alcuni decenni la nostra società occidentale. Ambientalismo, animalismo e simili perversioni ideali hanno stravolto la visione della realtà e la gerarchia dei valori tradizionali, mettendo da parte l'uomo.
Il Creato è opera di Dio per l'uomo, il quale ha il dovere morale e l'utilità personale di preservarlo e di usarlo ma senza abusarne gratuitamente. Però senza perdere di vista che l'uomo è il vertice e il centro della creazione. Mentre mai e poi mai è lecito usare una persona umana come mezzo per i propri fini, non si può dire lo stesso per l'animale. Si può e si deve usare la mucca per farle produrre il latte, o un manzo per l'ingrasso. Uno si tiene in casa un cane solo se gli serve: per difesa, per compagnia, per diletto, per addestramento. Uno NON si tiene in casa un figlio o un vecchio genitore perchè gli serve. La persona esprime un valore intrinseco che nessun animale è in grado di possedere. Tra l'uomo più stupido e malvagio e la scimmia più intelligente e simpatica c'è un abisso incolmabile. Soltanto l'uomo è IMMAGINE DI DIO. Quando si arriva a considerare l'uomo un animale come tutti gli altri (o peggiore degli altri) significa che la civiltà è sull'orlo della catastrofe. Abbiamo iniziato a trattere le bestie come persone (vedere le ultime leggi del CALZOLAIO spagnolo sui diritti alle scimmie) e le persone come bestie (aborto, eutanasia, manipolazione, ecc.).
Vi riporto letteralmente quello che dicono due eminenti esponenti del mondo ambientalista e animalista. Filippo di Edimburgo, presidente del WWF: se mi dovessi reincarnare vorrei essere un virus letale per eliminare la sovrappopolazione. Fulco Pratesi, leader storico dell'ambientalismo italiano: il funerale, la cassa e la sepoltura degli umani sono pratiche troppo inquinanti; molto meglio creare degli appositi carnai dove offrire i cadaveri ai rapaci che rischiano l'estinzione. O in alternativa creare apposite scatolette di cibo per cani e gatti in cui la carne umana sostituisca una percentuale di quella degli altri animali. Fin qui Hitler non si era mai spinto, anche se quasi tutti i gerarchi nazisti erano ambientalisti convinti.
Questi esempi non significano che un ambientalista oggi sia necessariamente una persona poco raccomandabile. Anche se i verdi si preoccupano del destino della foca monaca ma se ne fregano del destino dei bambini trucidati con l'aborto, sono contrari ai cibi transegenici ma favorevoli alla fecondazione artificiale, sono profeti del naturale e biologico ma poi preferiscono la contraccezione ai metodi naturali, rifiutano a chiacchiere la tecnologia ed il progresso ma poi godono di tutti i confort del XXI secolo. Quanto meno sono contraddizioni viventi.

4 dic 2008

EUROPA piccola piccola

L'Europa sta diventando la terra più scristianizzata dell'Occidente e se ne fa un vanto. Pensa che il cristianesimo che l'ha tenuta a battesimo le sia di ostacolo. Ma poi si accorge che le serve una identità. La classe politica europea, ed in particolare la sinistra europea, lamenta che i trattati politici ed economici non bastano. C'è bisogno di un'anima. Sanno che l'Europa un'anima ce l'ha: è il cristianesimo su cui si fonda la costruzione e l'integrità europea. Rinnegare le naturali radici cristiane significa rinnegare la propria storia e dunque la propria identità. Probabilmente hanno rifiutato la propria storia e rinnegato la propria anima pensando che senza identità cristiana l'Europa è più aperta, inclusiva, tollerante, pacifica. E'vero il contrario! Rifiutando la natura cristiana dell'anima europea, l'Occidente si divide e si distacca dall'America, perde il senso dei propri confini e diventa solo un contenitore indistinto, non riesce ad integrare gli immigrati, anzi li ghettizza o si arrende alla loro cultura, non è in grado di vincere il fondamentalismo islamico, anzi favorisce il martirio dei cristiani in tante parti del mondo ed anche in casa propria.
Ciò che resta di un'Europa che non ha il coraggio di guardarsi allo specchio è solo una interpretazione perversa ed autodistruttiva della libertà. Questi piccoli uomini politici si affannano a trasformare in leggi i capricci di ogni individuo e gruppo che rivendicano per sè stessi ogni sorta di diritto (è già stata fatta la proposta del riconoscimento di famiglia tra un uomo e la sua mucca). E così l'Europa si trasforma nel paese dei balocchi (ricordate la favola di Pinocchio?). Droga libera, suicidio libero, eutanasia libera, famiglia libera, sessualità libera, pedofilia libera, aborto libero, lussuria (una volta la lussuria era un vizio capitale, oggi qualche perverso se lo appiccica addirittura come nome di bandiera). Questa Europa, così ricca e fragile, potente e impaurita è oggi in grado di radunare sempre più gente nei supermercati, nelle banche, negli stadi sportivi, nelle discoteche, nei luoghi di vacanza e di intrattenimento ma senza per questo trovare un senso ed una identità unificanti. Così si scopre ciò che aveva già visto Platone, che questa democrazia relativistica è autofagica, mangia se stessa. Ancora pochi anni e dell'Europa non resterà che un lontano ricordo nei libri di storia. Stiamo affondano nella palude dell'immoralità, del relativismo, dell'islamismo.
A meno che non imbracciamo subito la bandiera della cristianità.

21 nov 2008

DEMOCRATISMO

Non c'è alcuna relazione tra democrazia e libertà. Forse la democrazia è la forma di governo che più di altre penalizza la libertà dei cittadini. Intanto voglio fare una distinzione importante: il libero arbitrio è la facoltà di scegliere; la libertà è la facoltà di scegliere il BENE. Dunque nel concetto di libertà è necessariamente implicito il concetto di responsabilità. Ora accade che in democrazia sono chiamati a scegliere, a decidere, ad avere potere masse di uomini e donne che non hanno alcuna responsabilità perchè sono ignoranti. Da un lato ci troviamo immersi in un mondo ricco di saperi parziali (pensiamo solo a tutte le questioni legate alla bioetica, all'economia, al biodiritto, alla tecnologia, alla medicina) nel quale è molto difficile orientarsi se non si è addetti ai lavori; dall'altro lato le sorti di questo mondo sono affidate al voto o non voto di una "gente" solo parzialmente informata o male informata, piena di pregiudizi, legata all'abitudine di un modo di pensare generico, superficiale, quando addirittura non del tutto ignorante o disinteressata. In democrazia dunque, nelle procedure deliberative, è l'uomo della strada ad essere chiamato a dire la sua su quello a cui spesso non pensa, che non è nei suoi interessi giornalieri, ma su cui però è chiamato a decidere. I più volenterosi leggono qualche quotidiano o assistono a trasmissioni televisive che sono gli strumenti più generici, superficiali, inutili che esistono per prendere coscienza e responsabilità sulle questioni per cui siamo chiamati a decidere. In ogni caso non sono certo le istituzioni deputate alla formazione. Allora in questo piattismo culturale di cui gode il popolo hanno buon gioco i soliti gruppi di potere che lavorano incessantemente a favore del relativismo culturale, contro ogni verità, facendo credere all'uomo di strada che la sua opinione è buona tanto quanto quella di qualsiasi altra persona. E' come se dicessimo che l'opinione di bimbo di 5 anni ha lo stesso valore di quella del padre di famiglia in relazione, per esempio, al modo in cui si devono educare i figli. E questi sono i frutti: masse di giovani e meno giovani che nelle strade, nei bar, nelle scuole e nelle università, in TV e sui giornali sputano sentenze e danno soluzioni su ogni argomento. Ognuno è tuttologo. E dicono tante di quelle corbellerie, stupidaggini, falsità da far spaventare. Ma ciò che più fa spaventare è che quelle stesse persone (la stragrande maggioranza del popolo) prenderanno decisioni contro se stesse e senza rendersene conto porteranno se stesse alla morte. La democrazia si traduce inevitabilmente in dittatura dell'ignoranza e nell'ignoranza non c'è responsabilità. La democrazia è un regime contro la libertà.

19 nov 2008

"HO INCONTRATO ELUANA"

Oltre agli occhi la bocca di Eluana è in costante movimento. La sua lingua sembra frugare per cercare un posto dove fermarsi. A un angolo della bocca. Tra i denti, sul palato. E dalla sua gola esce un antolo discreto. Che a volte assomiglia a un borbottio. Quasi un bla-bla di neonato. Ma anche in questo caso i medici anno assicurato che non si tratta di nessuna manifestazione correlabile a uno stimolo esterno. Né a una volontà comunicativa. Oltre agli occhi e alla bocca Eluana è da sedici anni immobile. Pietrificata. Accudita dalle amorevoli attenzioni delle suore misericordine, che cercano di evitarle in ogni modo le piaghe da decubito. Al mattino Eluana apre gli occhi e inizia a macinare gorgoglii. Ma per il resto è come una statua. Che alla sera cessa anche queste minime attività.Così l’ho vista quasi cinque anni fa al secondo piano della casa di cura di Lecco. La stessa dove nacque. Dove emise i primi borbottii, così simili e così diversi da quelli che oggi le escono di bocca. Vorrei dire che l’ho incontrata. Ma non riesco a usare quel verbo. Mi viene da dire che l’ho vista, denunciando un approccio voyeuristico che non ho ancora del tutto ammesso con me stesso.L’ho vista. Come si vede una persona da un buco della serratura. Senza essere visti a propria volta. L’ho spiata da un mondo che lei sembrava non abitare più del tutto. Se non fosse stato per quegli occhi, quella bocca. Quei rantoli. E per quella salute di ferro. In sedici anni mai un farmaco, mai un’aspirina. Solo quel sondino che un paio di volte al giorno le veniva infilato dal naso fino allo stomaco. Per nutrirla. Non contro la sua volontà, ma in assenza di sua volontà. Come accade a tanti handicappati gravissimi che popolano le vite di famiglie devastate dal dolore. Come accade a tanti giovani e anziani incapaci di vivere e spesso incapaci di relazioni positive con il mondo che sta loro attorno. Sì, costoro deglutiscono.
Eluana non deglutisce. Il cibo glielo si deve depositare direttamente nello stomaco. Poi lo digerisce. E nel frattempo respira senza bisogno di macchine o di artifici di alcun genere. La medicina ha decretato la diagnosi di stato vegetativo permanente. Coma? Sì, nel senso di uno stato vegetativo; una condizione vitale – si badi bene, si tratta di una condizione vitale – paragonabile a quella di un vegetale. Cioè incapace di relazione attiva con il mondo esterno. O è il mondo esterno che non è attrezzato a un rapporto con le persone in questo stato? Non è una domanda retorica, o ad effetto. Sì, perché lo stato vegetativo permanente è quello di tutti coloro che hanno avuto i cosiddetti “risvegli”. La letteratura clinica è ricca di casi di uomini e donne che dopo periodi di “coma” come Eluana si sono incredibilmente risvegliati. Cioè hanno ripreso un contatto “interattivo” con il nostro mondo. Ma non è dato sapere “se” questo possa accadere. Né tantomeno è ipotizzabile immaginare “quando”.Era stato il signor Peppino Englaro a invitarmi quasi cinque anni fa a vedere (incontrare?) la figlia Eluana. Lui era convinto che avrei cambiato opinione. Gli avrei dato ragione. Non è stato così. Era la metà di dicembre del 2003. Dopo l’ennesimo ricorso alla magistratura i giornali si occuparono del “caso”, mescolando spesso sciocchezze, superficialità e improvvisazione scientifica. A Lecco, dove lavoravo allora, riprese una sopita polemica tra chi vedeva nel signor Englaro una vittima di una medicina e di una giustizia “ingiuste”, “disumane”, e chi meno esplicitamente lo considerava un incredibile e spietato padre privo di compassione per la figlia. La vita della figlia, di Eluana, sembrava solo un accidente nella tragica e disperata battaglia del padre. La condizione vitale di Eluana sembrava sfuggire ai più. Nelle cronache dei giornali la si indicava come una “cosa” appesa alla vita per il tramite di qualche macchinario sofisticato. Al contrario c’era chi favoleggiava che sarebbe bastato un po’ più di comprensione, di visite, di massaggi, di carezze, di parole, di tutto quell’armamentario della speranza contro ogni speranza, per poterla alla fine rivedere muovere un mignolo, un sopracciglio. La voglia del miracolo è nemica della vita, talvolta, tanto quanto l’incapacità di vederlo, il miracolo.Di lì, ecco la curiosità. Il voyeurismo giornalistico di poter vedere, senza intermediari. Senza racconti di terzi. E l’ncrollabile convinzione di papà Peppino che sarebbe bastato vedere per poter farmi evitare il verbo incontrare. Mi accompagnò sulle scale. Al secondo piano a destra. Poi mi guidò in fondo al corridoio a sinistra. L’ultima camera. Un piccolo vano all’ingresso. Poi la stanza con il letto di Eluana, accanto alla finestra che dà sulla piazza alle spalle della chiesa di San Niccolò. Due suore amorevoli e più che discrete. Silenziose e compassionevoli tanto con Eluana che con il papà. Lui, Peppino, capì che non aveva trovato un alleato nella sua battaglia. Io non seppi dire, né allora né oggi se avevo "incontrato” Eluana Englaro. L’avevo vista. E certamente avevo visto il suo mistero vitale. Tanto simile a quello di mia zia Alda, che vidi da bambino in un ospizio per vecchi incapaci di intendere e di volere. Nutrita a forza. Spesso contro la sua volontà. Eluana non aveva più volontà, come purtroppo mi è accaduto di vedere in forme diverse in tanti altri ragazzi. E non solo ragazzi. Il mistero della sua vita dovrebbe consistere nell’assenza di peristalsi? Nella sua incapacità di chiedere cibo? E di deglutirlo?Io mi fermo alle domande. Quelle che mi porto ormai chiarissime da cinque anni a questa parte. La tragedia di papà Peppino e di sua moglie non mi convinse delle loro ragioni. Da allora l’evidenza vitale di Eluana consiste per me nel ricordo di quegli occhi spalancati nel vuoto e in quella bocca in perenne borbottio. In quel cuore che continuava a battere senza aiuti meccanici, in quei polmoni che continuavano a ventilare un corpo insensibile, immobile, sospeso in una condizione irraggiungibile. Lì per me incominciava il suo mistero, in verità molto simile al mio.
di Marco Barbieri

17 nov 2008

PENA DI MORTE

IN ITALIA C'E'LA PENA DI MORTE!
La Corte di Cassazione pochi giorni fa ha emesso una sentenza che, al di là dell'inganno linguistico, è una vera e propria condanna a morte.
La vittima innocente si chiama Eluana Englaro.
La sua colpa: essere handicappata e non potersi difendere.
Si dice: "la vogliamo ammazzare perchè soffre e dunque per motivi di umanità".
Ma subito dopo si ammette: "Eluana non è in grado di sentire nulla, nemmeno il dolore".
Allora, delle due l'una: o soffre o non soffre.
Si dice: "facciamo la sua volontà, perchè così dice il padre". E' curioso emettere una sentenza su un presunto testamento biologico di cui tra l'altro non è ancora stata fatta nessuna legge. Quindi si emette una sentenza di una legge che non esiste.
Si dice:" non vogliamo accanirci con le terapie, vogliamo che la natura faccia il suo corso".
Ma subito dopo si ammette che Eluana non è affatto in fin di vita. Ha certamente una patologia fortemente invalidante ma non sta per niente morendo. Infatti non ha bisogno di nessuna medicina se non di cibo e acqua come qualunque altro essere vivente.
Dunque non si aspetta la morte naturale ma si fa morire di fame e di sete.
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza raccapricciante, spaventosa, nazista!
Una sentenza che è uno schiaffo in faccia alla cultura umanista e umana della bella Italia, quella dell'amore. Quella Italia che i suoi malati li cura, li accompagna, li sostiene e non li uccide barbaramente.
Il padre. Con la tristezza nel cuore non posso più chiamare "padre" un uomo che chiede la morte di sua figlia. Il padre dona la vita, non la toglie. Da anni alcune suore veramente misericordiose e buone (loro sì) si occupano giorno e notte di Eluana. Non se ne occupa il "padre". Queste suore chiedono di continuare a farlo, gratuitamente, per amore.
Ma i giudici hanno detto NO! ELUANA DEVE MORIRE!

5 nov 2008

VIVA VIVA OBAMA PRESIDENTE

Secondo Barack Obama, Gianna Jessen non dovrebbe esistere.
Gianna è, nelle parole degli anti-abortisti, una “sopravvissuta”. Durante il terzo trimestre di gravidanza, la madre di Gianna subì l’iniezione di una soluzione salina allo scopo di indurre l’aborto chimico presso il Los Angeles County Abortion Center.
Diciotto ore dopo, e pochi minuti prima dell’arrivo del dottore che avrebbe dovuto praticare l’aborto, Gianna nacque. Prematura e con danni che sarebbero risultati in una paralisi cerebrale. Ma viva.
Se il dottore fosse stato presente alla nascita di Gianna, la piccola sarebbe stata uccisa, probabilmente soffocata. Invece l’infermiera chiamò un’ambulanza, e Gianna fu trasportata d’urgenza in un ospedale vicino, dove, col peso di 1kg, fu messa in un’incubatrice e poi, mesi dopo, data in adozione. Della vicenda, oggi Gianna dice, ridendo: «si vede che non muoio tanto facilmente».
Per Obama l'aborto è "giustizia riproduttiva"
Ha votato a favore del partial birth abortion (aborto con nascita parziale), procedura, vietata dalla legge italiana, che viene usualmente praticata nell’ultimo trimestre di gestazione, ed in cui l’abortista afferra la gamba del feto con una pinza ed estrae tutto il corpicino ad eccezione della testa. La testa rimane dentro, dove viene bucata da una canula aspiratrice per succhiarne fuori il cervello.
La testa viene poi estratta e il bambino è così nato morto.
Amorevole.
Questa procedura brutale fu usata per la prima volta nel 1983. Prima non c’era. Questo è cambiamento in cui puoi credere.
Questo è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Non farà le guerre che ha fatto Bush. E' impegnato a fare uccidere tanti piccoli innocenti americani nella sua patria!
Ha saputo sfruttare il colore della sua pelle per ingannare gli afro americani. Anzi, ha vinto solo ed esclusivamente perchè nero. Questo è razzismo.
Difenderà i deboli, ha detto. Li difenderà tanto da ammazzarli prima che nascano.

31 ott 2008

POSTILLA SULLA SCUOLA

Sono un intellettuale e mi distacco aristocraticamente dalla massa. Vedere quello spettacolo di "professori" schiamazzare per le strade di Roma mostrando improbabili cartelloni di protesta come farebbero gli operai della FIAT che picchettano la fabbrica è stato deprimente.
La manifestazione di Roma è stata la conferma di quanto in basso sia caduta la scuola e di quale degrado sociale si sia rivestito parte del corpo docente.
Credevo che gli intellettuali dovessere guidare le masse (anzi questo è un concetto fortemente comunista) e non farsi volgo e scimmiottare camionisti, ferrovieri e metalmeccanici in protesta. Il dissenso, l'intellettuale, lo esprime nel dialogo, nel lavoro e nella missione di educatore e guida. Non per le strade con i palloncini e le bandiere del sindacato.
Questa mattina ho accompagnato mia figlia a scuola ed ho visto il gran lavoro che le maestrine hanno compiuto: i mostri della festa di Allouin (lo scrivo così, in italiano, visto che le maestrine della scuola pubblica la considerano una festa italiana). Capite? Queste eccellenti maestre della nostra eccellente scuola elementare insegnano ai nostri figli l'americanissima festa in cui si adorano i mostri, le streghe, i cattivi. Già, noi italiani avevamo una cattolicissima e millenaria festa dei Santi in cui si ricordano uomini e donne che hanno dato la propria vita per amare gli altri. Ma queste non sono sciocchezze, secondo le maestrine della scuola pubblica di stato. Per loro, per quelle che schiamazzavano per le vie di Roma, per queste grandi professioniste dell'educazione, Allouin è molto più educativa.
Allora ho capito tutto: il male della nostra scuola non dipende nè da tagli nè da grembiulini ma da pessimi insegnanti che hanno gettato la propria dignità e professionalità per le strade della capitale.

28 ott 2008

INNOCENTI MASSACRATI





















Questa è la realtà dell'aborto! Il resto sono solo chiacchiere.
Bambini massacrati nella loro carne tra sofferenze atroci.
Ogni anno in Italia vengono massacrati 150.000 CENTOCINQUANTAMILA bambini innocenti. Vengono uccisi dalle loro madri con la complicità di "medici" e "infermieri" compiacenti. Vengono massacrati con i soldi che noi paghiamo allo Stato.
NON HO MAI VISTO UNA MANIFESTAZIONE CONTRO QUESTO ECCIDIO QUOTIDIANO. SARA' CERTAMENTE PIU' IMPORTANTE IL GREMBIULINO DELLA GELMINI.
V E R G O G N A ! !

23 ott 2008

SCUOLA

Socrate è stato condannato in modo ingiusto, accusato con prove false e pretestuose. Condannato a morte dallo Stato. Il giorno prima che la condanna fosse eseguita, i suoi discepoli gli avevano organizzato la fuga dal carcere per salvargli la vita. Socrate, con molta dolcezza, rifiutò fermamente per offrire loro l'ultima lezione: il rispetto delle leggi. A costo della sua vita. Anche se quelle leggi erano state ingiuste con lui.
Credo che Socrate possa essere l'esempio della missione educativa che ciascun professore dovrebbe avere.
Oggi però, nella scuola in cui insegno (liceo scientifico), sono stato testimone di come alcuni insegnanti abbiano proprio raggiunto il fondo.
All'interno della scuola insultavano e offendevano con volgarità e puerilità il presidente del consiglio apostrofandolo "nano malefico" e con altre espressioni della medesima volgarità.
Mi è tornato in mente Socrate ed ho provato profonda tristezza.
La scuola ha bisogno di radicali trasformazioni. La prima riguarda senz'altro il corpo docente ed il suo basso livello culturale ed etico. Credo proprio che la causa principale del declino della scuola pubblica sia da attribuire agli insegnanti ed alla loro autoreferenzialità. Ho visto giovani entrare nella scuola superiore con valori, regole, buona educazione ed uscirne completamente peggiorati.
Ciò che accade in questi giorni intorno alla scuola è davvero desolante. I soliti sinistrorsi che abbaiano alla luna, ma troppo spesso mordono e feriscono, presi solo da una irrefrenabile rabbia irrazionale o più semplicemente da una atavica indolenza verso il dovere.
Assisteremo alla violenza di coloro che vorranno impedire con la forza a milioni di seri studenti di studiare e crescere. Spero solo che il Presidente del Consiglio impedisca, anche con la forza se necessario, ogni abuso da parte di vuole occupare spazi pubblici.
Per il resto, legittima ogni manifestazione ed ogni protesta. Ma caso mai sarebbe anche interessante capire perchè si scende in piazza.

21 ott 2008

NE' ACCANIMENTO NE' EUTANASIA

Con l'aumento delle possibilità tecnologiche può accadere che si ecceda nell'uso di terapie in malati che non ne traggono giovamento. Vuoi perchè si tratta degli ultimi momenti della loro vita, vuoi perchè queste terapie possono portare ad una sopravvivenza dolorosa e gravosa, se non addirittura ad una nuova patologia provocata da quella stessa terapia. Si parla, in tal caso, di "accanimento terapeutico". Ferma restando la liceità della sospensione di un intervento che si configura come accanimento terapeutico, è da sottolineare, però, come si faccia un uso strumentale di questo concetto al fine di favorire il diffondersi di una cultura eutanasica. Definita in modo suadente "dolce morte" l'eutanasia viene presentata come la via da perseguire per porre fine ad una sofferenza "insopportabile". Essa si traduce, di fatto, in un'anticipazione deliberata della morte. In nome della libertà individuale, si vuole annullare la fonte stessa della sua ragion d'essere, ovvero la vita, che è di per sè un bene indisponibile. Una riflessione sull' eutanasia richiede di analizzare anche le ragioni che possono motivare una richiesta in tal senso, decodificando la domanda. E' stato, infatti, messo in evidenza come la richiesta di eutanasia sia spesso motivata da ragioni psicologiche o psichiatriche transitorie o curabili e dalla inevitabile paura del dolore e della sofferenza. In questo senso, la ricostruzione dell'autostima e del senso di accettazione di sè o la cura di una sindrome depressiva portano frequentemente il malato a cambiare idea. Inoltre un'adeguata terapia antidolorifica e il sollecito accompagnamento del malato consentono di attenuare o rimuovere il dolore e di alleviare il senso di sofferenza, riducendo drasticamente la richiesta di eutanasia. Di fronte al dolore, alla sofferenza e alla morte, invece, la medicina offre una sensazione di impotenza che prelude all'abbandono del malato e della sua famiglia alla solitudine.2. La proposta dell'eutanasia, che non è assolutamente un atto medico, svela il suo vero volto: una scorciatoia per ridurre la spesa pubblica, un rifiuto dell'impegno umano e clinico a fianco del malato e una fuga di fronte alla paura della morte, del dolore e della sofferenza. Sta inoltre emergendo come, dietro la richiesta di eutanasia da parte di alcuni settori della società, vi sia anche una vera e propria "handifobia", ovvero la paura e il rifiuto della disabilità. Si impone così un modello culturale teso a rimuovere (negare) il dolore, la sofferenza, la morte, impedendo così di affrontarli in modo pienamente degno. Si sta sviluppando, per contro, un'idea di "qualità della vita" misurata su standard di efficienza, salute e forma fisica: una vita senza questo tipo di "qualità" non sarebbe degna di essere vissuta e può essere "oggetto" di libera scelta. Di conseguenza alcuni potrebbero avere più potere di altri sulla vita altrui, decidendo quando e come spegnerla. 3. Seppur a parole contrari all'eutanasia, molti sono indotti ad accettarla o praticarla nella sua forma indiretta o "passiva", chiamata anche "abbandono terapeutico" o "sospensione delle cure". Si tratta di una zona grigia, che si cerca di rendere addirittura nebbiosa in modo da poterla allargare alla disabilità tout court. Un esempio, in tal senso, è la proposta di sospendere le cure in epoca neonatale per i bambini gravemente malati o prematuri per i quali sia possibile la sopravvivenza ma con un rischio elevato di disabilità. Occorre essere molto vigili su questo punto e sull'eventualità, tutt'altro che remota, che si apra la porta all'eutanasia attraverso la formulazione di iniziative di ambigua fattibilità e validità.

15 ott 2008

EUTANASIA

La malattia è un momento di prova per l'uomo. La sofferenza che comporta ogni malattia si presenta a ciascuno come MISTERO che pone degli interrogativi sul senso della stessa condizione umana. Nella malattia l'uomo fa l'esperienza della propria impotenza, dei propri limiti, della propria finitezza.
Il dolore e la sofferenza possono portare sia all'angoscia, specialmente quando ci si trova di fronte ad un dolore intenso e prolungato, sia ad una maturazione nella relazione verso se stesso, verso gli altri e verso Dio.
Spesso il dolore, la malattia e la sofferenza precedono la morte la quale si presenta pure come una realtà umana. Anch'essa, come la malatia, ci appare come un fatto misterioso, se non ASSURDO qualora arrivasse in modo imprevisto nella pienezza della vita.
Nè la morte, nè la malattia nè tanto meno la sofferenza però hanno il potere di annichilire l'uomo.
Ciò che degrada l'uomo, la sua dignità, la sua regalità è l'atteggiamento di fronte a tali fatti che appartengono alla realtà umana.
Coloro che ritengono che l'uomo sia l'unico criterio di se stesso, ed in modo arrogante e presuntuoso hanno liquidato Dio dalla loro vita, pensano di avere il diritto di decidere e di impadronirsi della morte procurandola "dolcemente" in anticipo. Costoro hanno ridotto l'uomo ad una macchina di efficienza che se non gode del benessere e se non è efficiente tanto vale eliminarlo. Di fronte al dolore si elimina il paziente. Ci sono così "vite degne di essere vissute" e "vite non degne di essere vissute". Si usa oggi questo linguaggio dimenticando proprio che erano queste espressioni del vocabolario nazista (che a chiacchiere tutti credono di contestare ma in realtà ne sono profondamente affascinati). Tanto durante il nazismo quanto oggi, gli essere umani nella malattia e nella sofferenza vengono uccisi e si soffoca la propria coscienza con un velo di peloso moralismo che suona così: "meglio che muoia piuttosto che soffra". Si giustificano in tal modo milioni di bambini massacrati con l'aborto e migliaia di malati uccisi dai propri parenti che ne chiedono la morte piuttosto che la cura.
Abbiamo dimenticato la compassione, l'accompagnamento dell'altro nel dolore. Non vogliamo farci carico della sofferenza degli altri, preferiamo ucciderli.
Ed è questa risposta, e non la morte e la malattia, che hanno annichilito l'uomo e la sua possibilità di amare in modo divino.

23 set 2008

SESSO DEGENERATO

Il disastro morale sulla sessualità è figlio di due componenti culturali: IL PERMISSIVISMO EDONISTA e L'IDEOLOGIA NEOMARXISTA.
PERMISSIVISMO EDONISTA: di origine borghese, di cultura industriale e post-industriale. La sessualità come consumo, sessualità senza rischio e pentimento. Distacco del comportamento sessuale da qualsiasi norma etica. Questo filone ha i suoi ideologi e i suoi profeti:
Freud, che riduce l'uomo ad una scimmia dominata da impulsi sessuali; Sartre che esalta l'esperienza sessuale come unica forma di liberazio e comunicazione all'interno di una concezione nichilista della morale; Kinsey, che afferma che l'uomo è solo una stupida macchina che reagisce ad impulsi erotici nello stesso modo in cui una lampadina si accende per impulsi elettrici;
Pinkus, che ha voluto fare della pillola contraccettiva uno strumento finalizzato al puro godimento senza preoccupazioni e alla contestazione del modello familiare tradizionale e cattolico.
NEOMARXISMO: la famiglia esiste solo per la produttività. La famiglia è funzionale alla produzione e al lavoro. Dunque la donna viene strappata dalla famiglia per essere gettata nel mondo del lavoro.
Marcuse addirittura parla dell'esigenza di una liberazione dal lavoro, dalla famiglia, dalla eterosessualità per far posto al polimorfismo e quindi alla libera scelta di sesso.
Nella conferenza ONU di Pechino del 1995 addirittura si voleva sostituire la parola SESSO con la parola GENERE, cioè si voleva cancellare la diversità biologica riducendo la sessualità ad un fatto culturale.
Tutto ciò ha generato un disastro sociale ed etico.
Molte famiglie sono distrutte dai vizi dei coniugi che inseguono il proprio godimento fra le lenzuola di amanti di ogni età e sotto la comprensione culturale dei benpensanti (eppoi chissenefrega dei figli), ragazzine di 14 anni che scelgono rapporti sessuali in cambio di una maglia firmata, uomini travestiti da donne che fanno sfoggio della loro omosessualità in televisione tra gli applausi del pubblico pagante e poco pensante.
L'altra sera mi è capitato di vedere in TV alle ore 19.00 un certo LUXURIA, MEZZO UOMO E MEZZO DONNA, in costume da bagno su una spiaggia a fare non so che cosa. Mia figlia di 5 anni mi ha chiesto se quella persone fosse maschio o femmina e perchè si era vestuito così. Mi sono vergognato per LUXURIA che dava scandalo di fronte a bimbi innocenti (e per la RAI che non è altro che pattumiera). Ho duvuto dire a mia figlia che quella persone è un uomo (veramente se ne era accorta anche mia figlia) ma che si travestiva così per fare ridere le persone, proprio come i pagliacci al circo.
Il mio appello è ai genitori, perchè diano esempi di sobrietà e purezza ai propri figli, così da ribaltare questa cultura reificante al fine di godere veramente e pienamente della sessualità, dono prezioso di Dio a tutti gli uomini e a tutte le donne.

18 set 2008

VADE RETRO SINDACATO

C'era una volta il sindacato.
C'è stato un tempo (dalla rivoluzione industriale agli anni '30) in cui le organizzazione sindacali di destra e di sinistra hanno lottato in favore dei lavoratori che rappresentavano. Il fine della loro azione sindacale, fatta anche di dura protesta e di sangue (sono stati uccisi molti bravi sindacalisti), era indirizzata realmente al bene dei lavoratori e delle loro famiglie. Hanno anche ottenuto molti diritti di cui godiamo tutti (anche se la grande riforma sociale in favore dei lavoratori è stata compiuta da Mussolini).
Quel tempo è finito da molti decenni e per lo meno negli ultimi 50 anni molti sindacati si sono trasformati in un clan di potere il cui fine è l'interesse personale del sindacalista sfruttando la questione dei poveri lavoratori.
Funziona così: il sindacalista contratta con il governo o con il datore di lavoro una determinata questione, chennesò, l'aumento dello stipendio di 200 euro. Minaccia la controparte di mobilitare i lavoratori e farli scendere in piazza dove ci potrebbe scappare anche il morto.
La controparte offre solo 50 euro di aumento e, a parte, prestigiosi posti di potere per il sindacalista e per la sua famiglia e per i suoi conoscenti, basta che non mobiliti nessuno. Il sindacalista accetta e dà al lavoratore le briciole mentre lui prende sempre più potere personale.
Accade così che in ogni settore della vita pubblica e privata i sindacalisti ricoprono il reale potere: nelle scuole fanno parte o presiedono le commissioni (quelle dove si percepiscono guadagni esorbitanti) più importanti, negli ospedali, nella magistratura, negli enti pubblici, nelle fabbriche. Loro vedono la propria carriera progredire velocemente e i lavoratori perdere il proprio potere di acquisto.
Non è un caso che le più alte cariche politiche ricoperte in Italia negli ultimi anni sono da parte dei sindacati (che non dovrebbero entrarci niente con la politica). Ma loro, i sindacalisti, hanno sfruttato ben bene i lavoratori per ottenere vantaggi personali e naturalmente stipendi altissimi. Vedi Bertinotti (ex presidente della Camera), vedi Marini (ex presidente del Senato), vedi Del Turco (ex presidente della Regione Abruzzo) e tanti altri. Tutti sindacalisti che, guarda caso, si sono ritrovati dall'altra parte della barricata. Una volta i sindacalisti litigavano con i governi politici. Oggi ne fanno parte.
La vicenda Alitalia ne è un'altra testimonianza.
Per il bene di noi tutti lavoratori auguriamoci che presto i sindacati spariscano dall'Italia. Paghiamo ancora le conseguenze economiche dei loro interessi privati.

13 set 2008

GRIDO CONTRO L'ABORTO

voglio solo ricordare quanto sia marcia la radice culturale che sostiene l'aborto
"Ogni volta che l'avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me". (MATTEO 25,40)
"L'aborto è un grave peccato. Dovete aiutare molto le donne che hanno abortito. Aiutate loro a capire che è un peccato. Invitatele a chiedere perdono a Dio e ad andare a confessarsi. Dio è pronto a perdonare tutto, poiché la sua misericordia è infinita. Cari figli, siate aperti alla vita e proteggetela." (1 SET 1992)
"I bambini uccisi nel seno materno sono ora come piccoli angeli attorno al trono di Dio." (3 SET 1992)
"Milioni di bambini continuano a morire a causa dell'aborto. La strage degli innocenti non è avvenuta soltanto dopo la nascita di mio Figlio. Si ripete ancora oggi, ogni giorno." (2 FEB 1999) (MADONNA DI MEDJUGORJE - Messaggi durante apparizioni ai veggenti)
"L'aborto procurato è l'uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita". (GIOVANNI PAOLO II - Evangelium Vitae, Città del Vaticano 1995, n. 58)
"Per questo è necessario aiutare tutte le persone a prendere coscienza del male intrinseco del crimine dell'aborto che, attentando contro la vita umana al suo inizio, è anche un'aggressione contro la società stessa..." (PAPA BENEDETTO XVI - L'Osservatore Romano - 4 Dicembre 2005)
"Basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni." (SAN PADRE PIO - risposta ad una domanda del Dott.Lotti)
"Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l'aborto è un crimine." (MAHATMA GANDHI)
La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. "Chi procura l'aborto, se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae" (Canone 1398), "per il fatto stesso d'aver commesso il delitto" (Canone 1314) e alle condizioni previste dal diritto. La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società. (2272 - CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA)
«"[...] Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me. [...]"» (da "Nobel lectures", "Peace" 1971-1980, 11 dicembre 1979)
"Noi combattiamo l’aborto con l’adozione. Se una madre non vuole il suo bambino, lo dia a me, perché io lo amo". (BEATA MADRE TERESA DI CALCUTTA)
"Sono traumatizzato della legalizzazion dell'aborto perchè la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio." Per Paolo Pasolini - gennaio 1975

11 set 2008

COMUNISTA: " la disumanità dell'uomo nei confronti dell'uomo": ecco cos'è il capitalismo!
GEORGE: già! Nel comunismo è l'inverso!

10 set 2008

VERITA' E RELATIVISMO

Gli educatori hanno rinunciato alla verità.
In nome di una mal compresa libertà hanno rinunciato a conoscere e a portare la verità.
In nome di un peloso e falso rispetto per l'altro hanno rinunciato alla verità.
I genitori, spesso per giustificare anche la propria mala condotta, sorvolano sulla condotta dei propri figli ed anzi sono portati a giustificarli in tutto e per tutto, attribuendo la colpa delle cattive azioni dei propri figli sempre agli altri (amici, professori, ecc).
I professori, in nome di un distorto senso della democrazia (nell'educazione non ci dovrebbe essere spazio per la democrazia), tollerano ogni cosa dagli alunni. Tollerano persino che non studino.
Tutti diventano opinionisti e parlano di ogni argomento sfoggiando una tale ignoranza, banalità ed idiozia che suscitano tristezza al cor di chi sa.
Ed anche nelle aule di un liceo spesso si assiste a dibattiti da bar dello sport, incoraggiati da docenti sessantottini abituati a ragionare a suon di slogan e di nulla.
Ed ecco che il relativismo culturale ed etico sono diventati il terreno fertile di una crisi sociale e dei costumi senza precedenti.
La ricerca della verità è certamente faticosa.
La trasmissione della verità lo è ancor di più.
Ma questo è il ruolo degli educatori: insegnare e testimoiniare la Verità. Dire con fermezza che esiste il Giusto ed esiste l'Errore, che esiste il Bene ed esiste il Male. Non c'è terreno neutro, non ci sono punti di vista differenti. Esistono degli assoluti che devono diventare la nostra stella polare nell'orientamento della vita!

4 set 2008

CONSIGLIO PER GRANDI E PICCOLI

HO APPENA FINITO DI LEGGERE IL MIGLIOR LIBRO DEL XXI SECOLO.
SE INIZIATE A LEGGERLO NON STACCHERETE PIU' LO SGUARDO DALLE PAGINE.
UN AUTENTICO CAPOLAVORO LETTERARIO. UN THRILLER AMBIENTATO NELLA UNIONE SOVIETICA DEGLI ANNI '50.
SPLENDIDO E FORTEMENTE STORICO.
L'AUTORE E' TOM ROB SMITH, UN RAGAZZO DI 29 ANNI, UN GENIO DELLA SCRITTURA, E QUESTO ROMANZO E' LA SUA OPERA PRIMA (DIVENTERA' CERTAMENTE IL PIU' GRANDE SCRITTORE DEL NOSTRO TEMPO). IL ROMANZO E' STATO GIA' TRADOTTO IN 26 LINGUE E VERRA' TRATTO UN FILM DIRETTO DA RIDLEY SCOTT.
SI INTITOLA: "BAMBINO 44". CASA EDITRICE: SPERLING E KUPFER.
LEGGETELO E MI RINGRAZIERETE DI AVERVELO CONSIGLIATO. INVIDIO VOI TUTTI CHE AVETE IL PRIVILEGIO DI POTERLO LEGGERE PER LA PRIMA VOLTA.

14 lug 2008

MONDO SENZA DIO

Zapatero vuole togliere il Crocefisso, il simbolo cristiano, dai luoghi pubblici. E' l'ultimo trovata del satanello socialista che ha offerto al popolo spagnolo una nuova religione: il godimento puro, l'edonismo, il "fare tutto ciò che si vuole".
E così in Spagna nascono sempre più i santuari dello sballo giovanile. Le discoteche di Lloret de Mar sono le nuove cattedrali pagane di un grande rito di trasformazione collettiva che fa dimenticare la realtà e la vita. E gli ingredienti della nuova religione di Zapatero si fondano su un unico comandamento: "vietato vietare"!
E se in quel luogo viene massacrata una giovane italiana, non fa niente, basta dimenticare in fretta a colpi di tequila bum bum e cocaina. Ciò che realmente conta e levare i Crocefissi.
Anche noi li abbiamo tolti dai cuori da tempo e dalla vita pubblica. L'immagine del Crocefisso, della Madonna vengono periodicamente dileggiati da farabutti da cabaret, in nome della libertà d'espressione. Il Papa subisce la stessa sorte nelle manifestazioni di piazza della sedicente "Italia dei migliori".
E la fede cattolica viene azzannata in programmi televisivi che, se fossero realizzati contro qualsiasi altra religione, scatenerebbero subito l'accusa di intolleranza o razzismo. Contro Gesù Cristo invece tutto è permesso.
Poi però, gli stessi bestemmiatori e zapateristi, di fronte alle tragedie, al dolore, all'orrore si chiedono: "dov'è Dio in tutto questo?" "Perchè non ha impedito tutto questo?"
Così ha risposto una donna americana dopo l'11 settembre: "per anni abbiamo detto a Dio di uscire dalle nostre vite, dalle nostre scuole, dal nostro Governo, e da Gentiluomo qual è credo che Lui sia quietamente uscito". Prima lo vogliamo fuori dalla nostra vita e poi ci lamentiamo perchè Lui ne esce davvero, in quanto aggressivamente da noi cacciato. Siamo al ridicolo!
Uno studente ha sinceramente chiesto: "Caro Dio, perchè non hai salvato quella bambina che è stata uccisa in una scuola americana?"
Risposta: "Caro studente, a Me non è permesso entrare nelle scuole americane. Sinceramente, Dio".
Anche il nazismo fece prima la guerra al Crocefisso e poi compì una eutanasia di massa.
Anche il Comunismo, prima impose l'ateismo di Stato, la guerra al Crocefisso, e poi compì il più grande eccidio della storia dell'umanità.
Anche la scienza moderna, prima strappa via il Crocefisso e poi compie le più grandi aberrazioni della vita: aborti, eutanasie, esperimenti embrionali.
Siamo la generazione che non sa dare più senso alla vita, nè speranza ai propri figli.
Si ride del Mistero soprannaturale e si va da maghi e astrologi; si crede ai giornali, a Internet, a quel fesso di Travaglio ma non al Vangelo; si irride chi parla di Satana e dell'Inferno, ma si affollano come non mai sette sataniche ed esoteriche; si venerano Sabina Guzzanti e Litizzetto ma si disprezzano i Santi. Si crede che la libertà sia fare ciò che si vuole anzichè essere veramente amati.
Un bimbo italiano, prima di avere terminato le elementari, vede in media in TV 8 mila omicidi e 100mila atti di violenza. Ma per carità, togliamo la preghiera dalla scuola perchè sarebbe "un atto di violenza psicologica".
Si toglie il Crocefisso affinchè riprendano i sacrifici umani, come si augurava Nietzsche.
Strano come sia semplice per le persone cacciare Dio e poi meravigliarsi perchè il mondo va all'Inferno!

9 lug 2008

GUZZANTI E IL CLUB DEI CRIMINALI

Alcuni giorni fa , piazza Navona a Roma è stata teatro di volgarità e violenza inauditi. Ci fanno sprofondare nell'età della barbarie scemette come Sabina Guzzanti che per avere un po' di notorietà (visto che non sa fare nulla nella vita ed è anche bruttissima) ha insultato pesantemente, volgarmente, violentemente (come è nella sua vera natura) il Papa, il Presidente del Consiglio, un Ministro della Repubblica.
Beppe Grillo, l'altro violento miliardario, invece ha sputato contro il Presidente della Repubblica, contro il capo dell'opposizione, ecc.
Tutto con il benestare dell'organizzatore della manifestazione: l'analfabeta Di Pietro.
In piazza ad applaudire un gruppuscolo di sfigatelli senza cervello che, non ci vogliono proprio stare al fatto che il comunismo è stato presi a calci da Berlusconi ed è sparito per sempre dal nostro Parlamento. Non ci vogliono proprio stare che gli italiani, nella stragrande maggioranza, stanno con la destra e con il Papa.
E allora, eccoli con i loro soiliti metodi violenti, razzisti, aggressivi, stupidi. Ed i senza-cervello lì sotto ad applaudire alla violenza ed alla volgarità.
Pregheremo per loro!
Questi razzisti violenti sono il segno del degrado a cui l'Italia è arrivata. Un'Italia distrutta dalla cultura di sinistra e sessantottina, da professori di sinistra che hanno massacrato la scuola e tutte le istituzioni educative. Un'Italia in cui non c'è rispetto di regole, non c'è morale. Dove vige solo il principio del dirtto e del piacere.
Ora ci aspettiamo da Berlusconi che faccia veramente l'uomo di destra. Che dica basta a questo schifo e risollevi l'Italia con autorità e forza! Se si adegua al compromesso con i buonisti sinistrorsi allora sì che avrà fallito.
CONFIDO MOLTO NELLA LEGA NORD!

25 giu 2008

NATURA E OMICIDIO

Domenica scorsa ho fatto una gita in montagna con la mia famiglia. Una magnifica passeggiata sulla Maiella. Ad ora di pranzo ci siamo fermati nell'area picnic per uno spuntino. Un bosco molto suggestivo. Peccato che altre persone avevano lasciato tra le piante ogni sorta di immondizia: sigarette, pacchetti vuoti, bottiglie di birra, carte, lattine, ecc.
Mi è venuto un sussulto ed una grande rabbia per quella palese inciviltà. Deturpare così un luogo incantevole.
Ma poi ho fatto qualche riflessione: cosa spinge un uomo a non curarsi affatto dell'ambiente? Perchè gettano tutto per terra quando sarebbe semplicissimo raccogliere in una busta e portare via? Perchè lo fanno?
Le risposte sono state immediate. Sapete cosa insegnano ai nostri figli?
Insegnano che è un diritto della madre ammazzare il proprio figlio se non lo vuole.
Insegnano che la vita di un handicappato vale molto meno di quella di un bambino sano.
Insegnano che i malati possono anche essere uccisi. Insegnano che qualsiasi desiderio perverso può diventare un diritto.
Questo insegnano i mass media, molti professori, la scuola in genere, e la cultura dominante.
Imbottiscono i nostri figli di ogni sorta di MALE.
I bambini nascono puri ed innocenti ma poi la scuola li rovina inculcando loro questa cultura di morte e distruzione.
Così non mi sono più scandalizzato di quelle cartacce per terra.
Che vuoi che sia sporcare un po' quando è lecito ammazzare bambini innocenti?

23 giu 2008

ULTIMO CAPITOLO

CAPITOLO 14: UN BIVIO


L'arringa finale del pubblico ministero Francesco Vita è terminata tra gli applausi. Gli spettatori sottolineavano orgogliosamente e con un pizzico di presunzione la loro superiorità e la loro peculiarità di fronte ad una macchina. Sono uomini e dunque unici ed irripetibili nell'universo.
Assorto nei suoi pensieri Paolo Giusto esce lentamente dal Tribunale. Ripensa a tutto quello che è stato detto in aula. Studia la difesa che il giorno seguente dovrà esporre. Ma soprattutto ripensa alle parole di Alfonso Sghettini.
Attende con disperata certezza di essere contattato dalla CIA.
E naturalmente il colonnello Barnes è lì, davanti al portone del Tribunale che lo attende seduto sui sedili posteriori della sua Mercedes bianca.
"Salga pure mister Giusto, l'accompagno a casa".
Come vittima prescelta per un sacrificio religioso Paolo Giusto entra in macchina senza dire una parola.
Qualche minuto di silenzio e poi, senza mezzi termini, l'avvocato rompe il ghiaccio: "coraggio Barnes, che cosa sapete di me".
"E' proprio come prevedevo" inizia con un ironico risolino Barnes.
"Lei, mister Giusto, è un ragazzo intelligente e perspicace. Ha intuito che sappiamo tutto del suo passato e soprattutto di quel tragico episodio che ha coinvolto sua madre. Come ben sa la CIA riesce ad ottenere sempre ciò che vuole. Ed ora noi vogliamo che Luca Fazi venga condannato all'ergastolo. Questo prototipo di uomo deve risultare un fallimento totale della scienza. Lei, mister Giusto, deve fare in modo che domani, in occasione della sua arringa finale, Luca Fazi venga odiato dalla pubblica opinione, ritenuto un mostro dalla scienza e condannato a vita dalla giuria. Altrimenti sa che cosa accadrà? Accadrà che purtroppo sarà lei a dover subire quell'umiliante sentenza di condanna da parte di qualche altra giuria italiana. Per lei sarebbe la fine. Potrebbe dire addio a sua moglie per sempre e continuare la sua vita in una cella di tre metri per tre. Non ha troppo tempo per pensarci. Addio mister Giusto".
La Mercedes accosta davanti al portone di casa di Paolo.
L'avvocato scende.
L'automobile riparte.
Paolo si accende una sigaretta. Non ha nemmeno la forza di rientrare a casa. E' distrutto. Disperato.
Aveva cercato di dimenticare quel terribile giorno della sua vita, ma i fatti glielo avevano ripresentato prepotentemente davanti agli occhi.
Fuma. Il vento gli scompiglia i capelli ma lui non se ne accorge.
E' tutto finito.
Piange. E quei terribili ricordi la straziano.
E' solo. Ancora una volta solo. Come quel maledetto giorno.
La gente gli passa accanto, ma sono solo ombre.
Paolo ha paura.
Eva era affacciata alla finestra, sicura che il marito sarebbe passato a casa. Voleva vederlo per scaricargli tutta la sua rabbia, ma allo stesso tempo era terrorizzata all'idea che la loro storia d'amore stesse finendo. Amava Paolo in modo incredibile, gli piaceva tutto di lui in particola il modo in cui le accarezzava la testa quando guardavano la televisione insieme a letto, prendeva sonno sempre prima di lui ed adorava l'idea di addormentarsi con la sua mano tra i capelli. Non riusciva a credere che le stesse mani fossero riuscite a toccare un'altra donna, il solo pensiero la faceva stare male, la indignava e le provocava una rabbia incredibile. Come poteva averle fatto questo, dopo tutto quello che si erano detti, le promesse fatte e i sogni in comune da realizzare?
i suoi pensieri vengono interrotti dal rumore della serratura, Paolo entra le si getta al collo, la bacia.
"Amore mio aiutami tu. Non so cosa fare"
Singhiozza come un bambino.
Eva lo allontana e si passa una mano sulla bocca come se volesse pulirsi da quel bacio che vede sporco e non sincero. Lui le prende il viso tra le mani e la supplica di ascoltarlo. Lei non vuole sentirlo ma la rabbia e la pura di perderlo le bloccano le gambe. Non ce la fa a scappare via.
Con quei jeans attillati e quella maglietta aderente è veramente sexi, Paolo vorrebbe stringerla a se per farle capire quanto la ama e che non troverà mai una donna tanto bella che e lo faccia sentire vivo, come Eva.
"Sei bellissima amore mio."
"per favore Paolo non fare scene pietose, sono così bella che ti sei fatto un'altra , fregandotene di me, di noi e del nostro matrimonio. Se vuoi provare ad addolcirmi con dei complimenti stai sprecando il tuo tempo, per me è finita e basta, se ti dò una possibilità per parlare è solo per capire se in qualche cosa ho sbagliato io o se tu sei semplicemente un bastardo."
Lui si fa cadere su una poltrona e comincia a raccontare...E' tutto molto contorto, quasi inverosimile, Eva è sbalordita dubita della sua sincerità, ma mano mano che Paolo va avanti tutta la storia inizia a prendere i contorni di pazzesca tragica realtà.
Il tradimento sarebbe stato molto meno doloroso. Eva non riesce a credere di aver vissuto tanto tempo con una persona capace di certe cose, allora suo marito era un estraneo. Tanti anni della sua vita passati accanto ad un folle.
"Per favore Paolo smettila, non può essere vero.2
"Era l'unica cosa che potevo fare Eva, cerca di capirmi."
Ma lei non capiva, non poteva capire, la rabbia iniziale si trasformò in angoscia e paura, aveva sposato un mostro. Iniziò a tramare e il cuore le batteva all'impazzata, voleva scappare via il più lontano possibile, dove lui non l'avrebbe mai trovata. Le sue mani diventarono gelide. Voleva picchiarlo, insultarlo ma la paura era troppa e rimase immobile, con la schiena appoggiata al muro come se volesse proteggerla da quell'uomo pericoloso, poi trovò il coraggio di urlare, un grido forte, disperato.
"Sei un mostro, mi fai paura, vattene, vattene, scompari dalla mia vita, vattene!"
Aprì la porta e butto fuori il cappotto del marito, Paolo si alzò ed usci senza dire una parola, Eva chiuse la porta a chiave, aveva paura di lui.
Le lacrime le scivolavano sul viso. Voleva lavare con il pianto le cose orrende che aveva ascoltato. Voleva svegliarsi da quell'incubo. Ma oramai nell'incubo ci viveva e quelle cose erano successe veramente e nessuno mai avrebbe potuto più cancellarle.
Paolo si allontana.
Cammina. E piange. E si tormenta.
Entra in una chiesa. Ma non riesce a pregare.
Si sente sporco, dannato.
In fondo alla chiesa, sopra l'altare, c'è raffigurato un enorme Cristo con le braccia spalancate.
E' l'unico che lo accoglie, è l'unico che gli va incontro.
Paolo ha una gran voglia di abbracciarlo, di morire al suo passato, di morire a quel vecchio uomo egoista ed assassino che lo ha trascinato nel baratro.
Vorrebbe nascere un'altra volta. Vorrebbe cominciare tutto da capo.
Vorrebbe abbandonarsi completamente in quel Cristo che è lì in fondo e che lo aspetta a braccia aperte. Ma si vergogna.
Si disprezza, quasi si odia.
Sa che nessuno potrebbe capire ed avere pietà di lui.
Ma anche di fronte a se stesso la sua immagine è sporca.
"Dio mio aiutami Tu".
Si avvicina un anziano sacerdote.
"Figliolo che cosa ti tormenta così tanto"?
"Padre, sono disperato. La mia vita è finita. Ho peccato in modo irreparabile".
Paolo tra le lacrime dà inizio al suo sfogo angosciante: "è successo quattro anni fa. Vivevo con i miei genitori che amavo profondamente. Non potevo vederli soffrire in quel modo. Avevano già scontato troppe volte le brutalità di questa vita schifosa. Poi la morte di mio fratello è stata per loro come una spada che si conficca nel cuore ma che non ti fa morire. Ti tortura, ti lacera di dolore, ma non ti uccide. Ogni attimo della loro giornata era dolore, angoscia, tormento. Non potevo fare niente per aiutarli. Tornavo a casa con un sorriso ma le loro lacrime erano più forti, la loro disperazione più intensa.
Cercavo di farli uscire ma erano stanchi delle vanità del mondo.
Non incontravano più nessuno. Erano chiusi nello strazio di una vita inutile. Ero disperato anch'io.
Poi morì mio padre. Stranamente non soffrivo. Ero felice che per lui fossero finite quelle tristi giornate terrene. Si era liberato finalmente dalle catene del dolore. Dopo un'esistenza di disperazione finalmente riposava in pace. Fu allora che maturai l'idea di regalare anche a mia madre il sospirato riposo eterno.
Sì padre, ho ucciso mia madre! Con la complicità di un medico ho scambiato le sue quotidiane medicine per il cuore con un raffinatissimo veleno che non lascia traccia.
Ora sono disperato. Credevo che l'eutanasia fosse la forma migliore per eliminare il dolore.
Ora non so se volevo eliminare il suo dolore oppure accontentare il mio egoismo eliminando dalla mia vita un costante riferimento di sofferenza, di strazio. Mia madre moriva e portava con sè quelle lacrime amare in cui affogava la mia spensieratezza.
Hanno scoperto tutto ed ora mi ricattano. Vogliono che li aiuti in un gioco sporco, che darebbe un colpo definitivo alla mia coscienza, altrimenti racconteranno tutto alla polizia".
"Figliolo" lo riprende l'anziano sacerdote con una voce dolcissima "oggi il Signore ti ha salvato. Nella disperazione di un atto terribile il Signore ha toccato il tuo cuore e ti ha perdonato. Asciuga quelle lacrime e giosci. Sei venuto in questo luogo sacro con lacrime di pentimento ed il Signore fa festa perchè ha ritrovato un figlio che si era perduto. Ha ritrovato un figlio che presuntuosamente ed egoisticamente si era voluto sostituire a Dio reputandosi giudice della vita di un'altra persona.
E' il peccato stesso che si è insinuato in te, nel tuo spirito, nella tua anima ed ha prodotto un addormentamento della coscienza, una specie di anestesia spirituale. Esiste una narcosi da peccato.
Tu non hai riconosciuto più il tuo vero nemico, il padrone che ti tiene schiavo, il peccato. Hai agito con empietà, lontano da Dio, volendoti sostituire a Lui, dando alla tua vita il solo scopo del piacere, del benessere fisico e psicologico momentaneo, dimenticando gravemente un'altra fondamentale dimensione dell'individuo che è la sua dimensione spirituale. Poi hai continuato a sbagliare perchè in questi anni non hai cercato di liberarti dal peccato, ma tutto il tuo impegno si è concentrato nel liberarti dal rimorso del peccato e cioè hai negato il problema anzichè risolverlo, hai ricacciato e seppellito il male nell'inconscio anzichè farlo affiorare, rimuoverlo. Ma finalmente questa mattina ti sei alzato ed hai scoperto di aver dormito tutta la notte con un serpente velenoso accovacciato in un angolo della stanza. Attraverso il peccato, il dolore, la sofferenza hai ritrovato Dio che ti accoglie a braccia aperte e fa festa.
Ciò che hai commesso è gravissimo e sarà giudicato dagli uomini assai severamente perchè gli uomini non sanno che cosa è la misericordia. Ma tu devi essere felice perchè il Signore non ti abbandona mai e ti ha accolto nella sua casa. Ora va, sereno, pronto ad affrontare ogni punizione terrena. Va e non cedere ai ricatti di chi ti vuole condurre nel delitto, di chi vuole deviare il tuo comportamento. Invoca su di te lo Spirito Santo che ti guidi in questa ultima battaglia. Esulta, Gesù ti ama".
Paolo abbraccia spiritualmente quel gigantesco Cristo con le braccia aperte.
All'improvviso i suoi occhi non piangono più.
Sente un forte calore dentro di sè.
Un senso di libertà e di pace gli invadono piacevolmente l'anima.
Lo spirito assopito si è svegliato.
Poche parole per ridare luce ad un cuore distrutto, un cuore immerso nel buio che ha ritrovato la speranza e la strada della salvezza.
Ora Paolo sa cosa fare ed è entusiasta.
E' tornato finalmente ad essere un uomo. Un vero uomo.
Entra in aula, bello come non lo era stato più da tempo.
Si alza in piedi con fierezza.
In ultima fila scorge la moglie che gli sorride.
Con quei grandi occhi scuri gli lancia un gioioso ti amo.
Inizia: "spesso mi sono chiesto cosa provasse Fazi durante questo dibattimento. L'idea di essere rinchiuso a vita in una piccola cella terrorizzerebbe chiunque. Non uscire mai più dal carcere; mai più al mare; mai più in vacanza; mai più con la donna che ami; mai più nella tua casa; mai più cene con gli amici; mai più niente. Solo una piccola gabbia buia. E l'angoscia che tali pensieri provocano ti inchioda nell'isolamento totale, sovrastano ogni altro sentimento, ti eliminano dalla realtà. Sei solo, solo con questa spina ossessiva che buca lo stomaco e non puoi sfilare. E più cerchi di non pensare e più la spina entra prepotente. E' una sensazione profonda, penetrante, terribile che non può assolutamente essere frutto di una combinazione chimica cerebrale. Una macchina non ha paura. E sinceramente mi vado convincendo anch'io che Luca Fazi non abbia mai avuto paura perché egli è una macchina, è un perfetto computer". Lo stupore del pubblico ministero è palese. Paolo Giusto ha completamente rovesciato la sua linea difensiva, abbracciando quella di Francesco Vita per cui l'uomo ha un quid in più rispetto alla macchina, ha un'anima, una mente, uno spirito che agisce sul corpo. L'uomo non è come Fazi, pura materia.
Paolo aveva ripercorso alcuni momenti della propria esistenza e della vita dei genitori ricordando quei momenti di dolore o di grande affetto che possono derivare solo da un'anima sensibile e mai dalla combinazione di neuroni cerebrali.
"Non credo nemmeno" continua l'avvocato "che Luca Fazi sia capace di odio, per lo stesso motivo per cui non è stato capace di amare. Credo addirittura che ritenga intimamente giusta la sua condanna per il delitto commesso in quanto la società in tal modo agirebbe con lo scopo di eliminare un pericolo per la propria sopravvivenza. Agirebbe insomma per il mantenimento di quel famoso equilibrio dinamico, di cui parlano i cibernetici, e che caratterizza la personalità del mio cliente. Ebbene sì, Luca Fazi non ha una mente, non ha un'anima. E' solo un robot.
Ma è colpevole? Ha ucciso i genitori.
E quale sarebbe la sua colpa? E' una macchina, e come tale agisce in modo meccanico. Non ha una volontà che gli permette di scegliere, che gli concede la libertà di decidere se fare o non fare qualche cosa. Ogni sua azione è dettata da stimoli elettrici e chimici, dalla combinazione di atomi, neuroni, da cellule cerebrali. Il suo fine è la ricerca del benessere fisico ed ogni suo comportamento è necessariamente rivolto in quella direzione.
Se una banda di malviventi sequestrasse mio figlio, con tutta probabilità io baratterei la mia vita per la sua. Forse spinto dal frenetico amore per un figlio, o forse per pietà nei confronti di un ragazzino, o forse per spirito di eroismo. Ma potrei anche non offrirmi ai banditi e rinunciare a mio figlio per paura, oppure perché sono insensibile, o ancora per egoismo.
Comunque avrei una scelta, e finché non avrò preso una decisione nessuno potrà prevedere cosa farò.
Luca Fazi no! Egli sicuramente e prevedibilmente non scambierebbe mai la propria vita per un figlio perché tale azione lo porterebbe alla distruzione e ciò non rientra nel programma. Il sacrificio per l'altro non è nella sua natura che mira esclusivamente alla conquista del benessere personale. Suo malgrado non ha la possibilità di scegliere ed i suoi neuroni si combineranno necessariamente in un determinato modo. E' solo una macchina.
Sì, ha ucciso i genitori! Ma avrebbe potuto scegliere di non farlo?
Certamente rappresentavano un ostacolo alla realizzazione del proprio equilibrio dinamico, della propria sopravvivenza. E lui non avrebbe in alcun modo potuto non ucciderli. Non ha avuto nemmeno un piccolo dubbio né perplessità. Era tutto così naturale. Ed allora qual è la sua colpa? Non ha scelto di essere cattivo perché non sa e non potrà mai sapere ciò che è buono e ciò che è cattivo. E' così e basta.
Possiamo noi condannare un bambino perché nasce handicappato?
Possiamo noi condannare il terremoto o la pioggia perché provocano danni"?
Paolo Giusto interrompe. La sua arringa è finita.
Eva si alza in piedi e con coraggio applaude. Qualche secondo e scoppia un'ovazione generale.
Dopo sei giorni di ritiro rientra la corte.
"L'imputato Luca Fazi si alzi in piedi: la giuria ha così deliberato...".
E tutti si chiedevano: ma siamo noi veramente liberi di agire?
In che misura le nostre passioni, gli egoismi, la noia, la paura il desiderio, il piacere, la fame, la malattia condizionano le nostre scelte?
Quante volte anestetizziamo il nostro spirito, la nostra anima e diventiamo simili alle macchine?
E se veramente fossimo liberi quanto grande sarebbe la nostra colpa, la nostra scelta di delinquere?
F I N E

22 giu 2008

CAPITOLO 13

CAPITOLO 13: IL DIBATTITO FINALE

Il pubblico ministero Vita si alza in piedi, congeda i testimoni, e prende la parola. La giornata si è conclusa ma Vita vuole sottolineare ancora la sua teoria per cui Luca Fazi ha assassinato i genitori essendo un mostro, non un uomo perché privo di coscienza, ma una macchina, calcolatrice, spietata. Vita leggeva negli occhi dei giurati che le ipotesi filosofico-scientifiche di Popper ed Eccles erano state più che convincenti, non tanto per la loro logicità quanto per il rifiuto che esiste in noi stessi di sentirci paragonati solo ad un corpo, per la dignità che c'è in ognuno di noi. Ha capito che è il suo momento e vuole rincarare la dose: " c'è un'enorme differenza tra la persona umana e la macchina: l'uomo è fine in se stesso, la macchina no. Le macchine potranno essere preziose per la loro utilità o per la loro rarità, o al limite un certo esemplare potrà avere valore per la sua unicità storica. Ma a meno che non abbiano quello della rarità, le macchine divengono assolutamente prive di valore: se ce ne sono troppe di un certo tipo, siamo disposti a pagare per sbarazzarcene. Al contrario, teniamo in grande considerazione le vite umane, nonostante che il problema della sovrappopolazione sia il più grave dei problemi sociali del nostro tempo. Noi rispettiamo persino la vita di un assassino. Il dramma nasce se cadiamo nell'errore materialista di dar valore all'uomo solo come corpo, come macchina. Di qui lo scoppio di guerre. Di qui la crescente produzione di mezzi per la distruzione di massa, dalla droga alle armi. Di qui la barbarie comunista che annienta l'individuo in nome della società poiché considera l'uomo solo un numero, un mezzo di lavoro, una cosa senza diritti, identico ad un altro, proprio come una macchina prodotta in serie. E dunque ecco come si giustificano le stragi, i crimini civili, i lager nei regimi comunisti la cui matrice culturale, ricordiamolo, è il materialismo. Di qui Luca Fazi che non vede alcuna umanità nei suoi genitori e li ammazza solo perché ostacolo al raggiungimento del proprio piacere o, come lo chiamano i materialisti, equilibrio dinamico. Di qui la forte inflazione della vita umana".
L'opinione pubblica ed anche la giuria con tutta probabilità si stavano orientando a sposare l'ipotesi che in realtà Luca Fazi non fosse altro che una macchina, spinto ad agire solo per il mantenimento del proprio equilibrio dinamico. La ricostruzione più credibile: i genitori gli hanno impedito la realizzazione del suo programma genetico ed egli, senza alcuna remora etica, psicologica o religiosa li ha fatti fuori eliminando così un ostacolo al suo cammino.
Paolo Giusto per tutta la seduta mattutina cercava, frugando tra i visi degli spettatori accorsi numerosi anche quel giorno, la misteriosa ragazza bionda ma non la trovava.
L'aula è ormai vuota.
Il pubblico ha lasciato solo l'eco del brusio che aveva accompagnato la testimonianza di Eccles.
Paolo è solo con i suoi pensieri.
Non può crederci che qualcuno abbia scoperto tutta la verità.
Quelle lettere, quei messaggi mirati, possono avere solo un significato. Ma come è possibile che qualcun altro lo sappia.
"Forse mi sbaglio. Forse è qualche maniaco che si diverte". I dubbi lo tormentano.
Paolo è immobilizzato su quella sedia. Non riesce ad alzarsi.
Una voce lo scuote. " Mister Giusto, vorrei avere l'onore di cenare con lei. Diciamo questa sera alle dieci al ristorante La Scala, a Trastevere".
L'avvocato alza gli occhi.
Gli appare un omino piccolo, paffutello, con occhiali spessi un dito, elegantissimo, sui settant'anni.
"Ma la sua voce io la conosco" esplode Paolo alzandosi di scatto.
Già, quell'italiano strano che lo aveva svegliato l'altra mattina e gli aveva ricordato di fare visita al cimitero.
"E' lei che mi ha parlato per tel..."
"A questa sera" lo blocca l'omino allontanandosi.
Paolo lo insegue a distanza senza farsi notare.
Attraversano i lunghi corridoi del palazzo di giustizia.
Davanti al portone centrale c'è una Mercedes bianca. L'omino sale a bordo e parte. Targa: CD (corpo diplomatico).
Paolo dalla sua autovettura telefona alla moglie: "Eva non torno a cena, ho del lavoro arretrato che devo finire prima di domani".
Ad Eva questa sembra l'ennesima scusa di Paolo per nascondere qualche cosa di veramente grave.
"Non preoccuparti, fai con comodo, anch'io non ci sarò perchè ho il turno di notte in ospedale" lo tranquillizza Eva che non vuole assolutamente che Paolo sospetti dei suoi dubbi.
Alle dieci in punto l'avvocato si presenta davanti al piccolo portoncino del ristorante La Scala, nascosto tra i labirintici vicoli di Trastevere.
Entra.
Si guarda intorno ma non scorge la sagoma dell'omino dall'accento straniero.
Gli va incontro un cameriere.
"Il signor Giusto"? domanda con molta eleganza.
"Sono io".
"Prego, da questa parte. La stanno aspettando":
In un angolino molto intimo del locale, sorseggiando un aperitivo, c'è lei: la bionda mozzafiato.
"Buonasera mister Giusto, finalmente ci conosciamo. Mi chiamo Barbara".
Paolo rimane senza parole.
"Veramente mi aspettavo di incontrare un'altra persona" inizia poi timidamente.
"I signori ordinano qualche cosa"? si ripresenta il cameriere.
"Il piatto del giorno, grazie".
"Bene, veniamo a noi" comincia Barbara con tutta la sua sensualità."
"Forse è arrivato il momento in cui lei sappia il perchè degli avvertimenti di questi giorni, anche se con tutta probabilità avrà già capito. Non le sembra strano che proprio lei difenda Luca Fazi per quel terribile doppio omicidio? A volte la vita ed il destino sono veramente ironici".
A Paolo si gela il sangue. Il suo terribile sospetto ora è certezza. Questa donna sa qualche cosa che non dovrebbe sapere.
Che nessuno deve sapere.
"Io so il suo nome ma non so nè chi è lei nè chi è quell'uomo che mi ha invitato. Per chi lavorate"?
"Io personalmente" riprende Barbara "lavoro nell'ambasciata americana qui a Roma. Mister Barnes, questo è il nome dell'uomo che l'ha contattata, è il vice direttore del reclutamento per la difesa militare degli Stati Uniti. E' un funzionario della CIA".
"E che cosa volete da me"?
"Scagionare Luca Fazi potrebbe essere molto pericoloso perchè...".
Le parole di Barbara vengono interrotte bruscamente.
"Sei solo un bastardo bugiardo e traditore. E' questo il tuo lavoro arretrato? Mi fai schifo"! Davanti a Barbara e Paolo c'è Eva.
Già, Eva ha seguito il marito e lo aveva sorpreso in quel locale con la bionda, a cena a lume di candela.
E' finita!
"Eva aspetta, aspetta"! Paolo rincorre sua moglie cercando di spiegare l'equivoco.
"Lasciami stare. Torna da quella troia". Eva non vuole sentire ragioni, è fuori di sè.
"Addio"! Sbatte lo sportello e parte a tutto gas.
Paolo è lì fuori, solo, abbandonato dalla moglie.
Gli fa compagnia solo la disperata certezza che qualcuno sia venuto a conoscenza di quel grande segreto.
Torna dentro. Non c'è più nessuno.
"Dove è andata quella ragazza che era al tavolo con me"? chiede Paolo.
Sembra impazzito.
"Non lo so signore, credo sia andata via. La cena è quasi pronta".
"La cena? ma ti sembra il momento di cenare"?
Paolo prende la giacca ed esce dal locale.
Si dimena tra quegli stretti vicoli come un leone in gabbia.
"O Dio che faccio? A chi mi posso rivolgere? Che cosa vogliono da me? Vado alla polizia? No è assurdo. E che cosa gli racconterei? E poi se anche mi dovessero credere si saprebbe tutto. Sono finito, sono finito. Eva, anche tu mi hai lasciato. O Dio che faccio, che faccio"?
Un'illuminazione. Alfonso Sghettini.
Sì, Alfonso Sghettini, quel giornalista del Corriere, intimo amico di Roberto e Maria Fazi che li aveva introdotti nella Genesis e che poi aveva rivelato la vera natura di Luca Fazi.
"Sì Alfonso Sghettini. Lui è in stretto contatto con tutti i diplomatici americani e soprattutto con la ditta Genesis. Sono sicuro che il mistero è tutto lì. Andrò da Sghettini".
Sogni terribili naturalmente hanno accompagnato la breve nottata di Paolo Giusto: la mamma gli portava su di un vassoio insanguinato decine di lettere rosse e tutte con il medesimo messaggio: perchè lo hai fatto?
La mattina seguente Paolo si reca nella sede del Corriere.
"Buongiorno, sono l'avvocato Giusto. Vorrei parlare con Alfonso Sghettini".
"Il dottor Sghettini non sarà qui prima di mezzogiorno. Se vuole può ripassare più tardi, altrimenti lascerò un messaggio"gli risponde l'usciere di servizio.
"Ripasserò".
Ore interminabili d'attesa.
Quella mattina Paolo si sentiva veramente solo su quelle strade affollatissime del centro di Roma. Tutte quelle persone che camminavano freneticamente sembravano automi, macchine.
Nessuno poteva intuire il dramma del suo cuore.
Si ferma davanti ad una cabina telefonica. Compone il numero.
"Pronto Eva? Sono Paolo, ho bisogno di parlarti".
"Mi dispiace ma ormai è troppo tardi". Freddamente Eva gli sbatte il telefono in faccia.
A mezzogiorno finalmente Paolo incontra Alfonso Sghettini e gli racconta di quello strano incontro con la bionda e con Barnes.
"Allora il mio non è solo un sospetto" commenta il giornalista.
"Come? Si spieghi meglio" lo interrompe ansioso Paolo.
"Sì" riprende Sghettini "lo sospettavo da tempo. Esiste un settore deviato della CIA che lavora alle dipendenze di James Bruke, il direttore della ditta Genesis, il padre scienziato di Luca Fazi. Lo avevo sospettato da quegli strani metodi educativi con cui gli psicologi della Genesis hanno formato Luca.
A mio avviso le cose stanno così: Bruke, appoggiato da alcuni importanti membri del servizio segreto americano, ha puntato tutte le risorse della Genesis sull'uomo artificiale, ben sapendo di poter controllare il comportamento di un tale individuo".
"A che scopo"? lo interrompe sempre più preoccupato Paolo Giusto.
"Per verificare la possibilità, in un futuro imminente, di costituire un esercito formato da questi uomini. Pensi solo un momento che razza di arma potentissima sarebbe. Individui perfetti, fisicamente dotati, con un cervello più veloce del normale e più potente del nostro. Uomini che non sanno nemmeno che cosa sia il pericolo. Che non hanno paura del dolore. Che non temono la morte. Che possono essere convinti facilmente su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato perchè essi non hanno alcuna capacità di discernere leggi morali. Uomini a cui non da fastidio uccidere, perchè non hanno la coscienza della morte. Sono uomini che come Fazi non si fermano nemmeno di fronte all'amore dei genitori poichè non sanno che cosa è l'amore.
Sono macchine da guerra perfette, controllabili al cento per cento perchè agiscono solo per il mantenimento del proprio equilibrio dinamico e cioè solo per la loro conservazione fisica. Dunque è sufficiente che l'educatore si impegni a formare quest'uomo artificiale in modo che impari che la propria autoconservazione è legata agli ordini di alcune persone per avere nelle proprie mani un'arma micidiale".
"E che cosa c'entrano Barbara e mister Barnes. E che cosa vogliono da me"?
Si è aperto davanti agli occhi di Paolo uno scenario spaventoso al quale non aveva mai pensato. Ma soprattutto era inchiodato dalla paura che qualcuno fosse a conoscenza del suo segreto.
"Con tutta probabilità" continua Alfonso Sghettini "anche la CIA sospetta di questo progetto da parte di Bruke ma non può intervenire apertamente per diversi motivi. In primo luogo uno scandalo pubblico diffamerebbe l'intero apparato dei servizi segreti americani e ciò sarebbe pericolosissimo innanzitutto per il Presidente. In secondo luogo agire direttamente vorrebbe dire chiudere la Genesis mandando a monte l'intero apparato di ricerca e tantissimi milioni di dollari investiti. Terzo, probabilmente non hanno prove a sufficienza per incriminare Bruke oppure vogliono lasciarlo libero cercando di scoprire le sue complicità".
"Sì, ma io che cosa c'entro in tutto questo"? riprende ancora Paolo Giusto.
"Io credo" ipotizza il giornalista "che loro vogliano solo un verdetto di condanna contro Luca Fazi perchè ciò implicherebbe una condanna agli esperimenti azzardati di Bruke e dunque un personale fallimento. In questo modo avrebbero l'opportunità legittima ed insospettabile di licenziare il direttore dalla Genesis, allontanarlo ma senza scoprirsi.
Con tutta probabilità avranno in mano qualche cosa per ricattare lei affinchè li aiuti nel loro progetto. Forse non lo sa ma la CIA ha trovato nel ricatto la sua arma migliore".
Queste ultime parole sono proprio quelle che non voleva mai sentirsi dire. Fino all'ultimo Paolo Giusto aveva sperato che ci fosse un'altra spiegazione a tutto questo mistero e che il suo segreto non sarebbe mai stato violato.

CAPITOLO 12

CAPITOLO 12: LA MENTE AUTOCOSCIENTE


LUNEDI' MATTINA. AULA DEL TRIBUNALE.
Jhonn Cerew Eccles, premio Nobel per la neurologia, si avvicina al banco dei testimoni, non giura di dire tutta la verità ma promette di dare un contributo nel dibattito in corso.
"Si sbaglia chi afferma che l'uomo agisce spinto dagli impulsi chimici prodotti nel cervello". Le ipotesi medico-filosofiche di Eccles sostengono, come la giuria ben sa, le teorie precedentemente esposte da Popper.
Eccles riprende: "non è il cervello la fonte del pensiero e della vita, ma la mente, che è un quid di immateriale, superiore al cervello. Il cervello è solo il mezzo di comunicazione tra la mente ed il corpo. Le esperienze della mente autocosciente sono in rapporto con eventi neurali che si verificano nella massa grigia che abbiamo in testa, in quanto esiste un rapporto di interazione tra mente e cervello che dà luogo ad un certo grado di corrispondenza, ma non ad una identità.
"Come può affermare queste cose con tanta sicurezza"? gli domanda Paolo Giusto.
"Nell'azione volontaria ad esempio. Quando noi evochiamo eventi cerebrali come richiamare un ricordo, esprimere un concetto, fissare una frase. Quello sforzo, quel lavoro è fatto dalla mente. Come noi spingiamo un certo pulsante piuttosto che un altro nel computer a seconda dell'operazione che dobbiamo svolgere, così la mente, l'Io, agisce sul cervello ed è quindi dominante su quest'ultimo. E' la mente che sceglie, a seconda dell'interesse che è identificabile con ciò che chiamiamo attenzione.
Ma la mente ha anche un'altra fondamentale funzione che ci permette di essere realmente uomini: sintetizza ed unifica le varie esperienze neurali che avvengono nel cervello attraverso i sensi.
Pensate a quanti dati immettiamo ogni secondo nel cervello. E pensate che questi dati vengono lavorati in parti differenti del cervello stesso. Chi collegherà tutti questi dati? Come verranno integrati tra di loro? Chi sceglierà quali dati ritenere e quali scartare, poiché sarebbe impossibile trattenere tutto? E' la mente autocosciente. Quando si dice che una persona è matura significa che quella persona ha sintetizzato ed unificato in se stessa tutto quello che ha appreso nel corso della vita. Altrimenti un individuo sarebbe milioni di individui separati tanti quante sono le esperienze apprese. Ma non è così perché esiste la mente che sintetizza, aggrega, seleziona ed unifica le innumerevoli attività neurali del cervello. L'unità dell'esperienza deriva non da una sintesi neurofisiologica ma per il carattere di integrazione della mente autocosciente. Anzi suppongo che la mente si sia sviluppata in primo luogo proprio per costituire questa unità dell'io in tutte le sue esperienze ed azioni coscienti".
"Può fare qualche altro esempio per meglio chiarire la sua posizione"?
"Quando si compie un movimento volontario, la mente autocosciente esercita la sua azione su di un'ampia area della corteccia cerebrale i cui neuroni danno vita ad un complesso processo di modulazione, di trasmissione verso le cellule piramidali motorie, cioè quelle cellule del cervello addette a comandare il movimento. Dunque la mente autocosciente non esercita un'influenza diretta sulle cellule motorie. Così si spiega il ritardo di circa 0.8 secondi, tempo che intercorre tra il comando della mente e la trasmissione del messaggio agli arti per il movimento. Presumibilmente questo tempo è impiegato per stabilire, nei milioni di neuroni della corteccia cerebrale, gli schemi spazio-temporali richiesti. Ciò implica anche che l'azione della mente autocosciente sul cervello non si esercita in modo costrittivo, bensì in una forma più ipotetica e blanda".
"Lei, professor Eccles, parla sempre di mente autocosciente. Ma cosa significa avere coscienza di sé"?
"Ogni organismo" spiega Eccles "è un programma, ma solo l'uomo ha la consapevolezza di una parte di tale programma e la capacità o la possibilità di criticarlo. Ricorro ancora una volta ad un esempio: se esploriamo un ambiente , un luogo sconosciuto, che è un'azione programmata in tutti gli esseri viventi, solo l'uomo è cosciente dei rischi che corre nel farlo e sa che potrebbe anche morire. E' dunque consapevole sia del pericolo che della morte. L'animale al contrario si avventura e affronterà gli stessi rischi dell'uomo ma senza rendersene conto. Ancora un altro esempio. Una bestia ha un carattere che può essere virtuoso o meno. Ma sicuramente non potrà sforzarsi di diventare migliore, cercando, caso mai, di dominare le sue paure, la sua pigrizia, il suo egoismo, e di superare la sua mancanza di autocontrollo. La coscienza è quindi una prerogativa dell'uomo.
La morte. Pensiamo alla morte. Il pericolo della morte. L'inevitabilità della morte. Se riflettiamo sulla morte abbiamo sicuramente il massimo grado di autocoscienza. Uno dei problemi cruciali che ogni uomo si trova ad affrontare nel corso della sua vita è il tentativo di riconciliarsi con l'idea della inevitabile fine della morte. L'uomo muore come gli altri animali, ma l'inevitabilità della morte affligge solo l'uomo perché solo l'uomo, nel corso del suo sviluppo, ha acquisito l'autocoscienza".
L'avvocato Paolo Giusto meditava. Ancora una volta era tornato con la mente (o col cervello?) a quell'angoscioso periodo della morte del fratello che aveva così cambiato il suo modo di essere, che lo aveva fatto fermare. E probabilmente si chiedeva se quella macchina che stava difendendo avesse mai pensato alla morte.
"Parliamo ancora della morte" continua Giusto. "Il suo collega Popper afferma che la morte contribuisce anche a rivalutare la vita. Insomma l'inevitabilità di scomparire dalla Terra ha un valore positivo in quanto accresce il valore della vita stessa che si svaluterebbe se fosse destinata a proseguire per sempre. Popper in sostanza sostiene che è proprio la precarietà della vita, il fatto che dobbiamo affrontarne la fine, ad aumentare il suo valore e perfino quell'estrema sofferenza della morte. Anzi voglio leggere una breve lettera che Popper scrisse ad un suo carissimo amico a proposito di tali riflessioni. Leggo testualmente: - prima di tutto non aspiro alla sopravvivenza per l'eternità, anzi, al contrario, l'idea di andare avanti per sempre mi sembra assolutamente spaventosa. Chiunque sia dotato di sufficiente immaginazione per avere a che fare con l'idea di infinito penso sarebbe d'accordo con me. D'altra parte ho la sensazione che persino la morte sia un elemento da valutare positivamente nella vita. Penso che dovremmo capire che è la certezza pratica della morte a dare un grosso contributo a tutto ciò che dà valore alla nostra vita e specialmente alla vita di un' altra persona. Penso che non potremmo dare veramente valore alla vita se essa fosse destinata a proseguire in eterno -. Bene, accogliendo ciò che dice il suo collega interazionista, sostenitore dell'esistenza della mente spirituale, la vita ha una fine che coincide esattamente con la morte del corpo, dunque della materia, dunque del cervello. Torniamo così alla teoria materialista per la quale la vita è la vita del corpo in quanto l'uomo è solo corpo, dunque nulla affatto diverso dall'imputato Luca Fazi. Lei dottor Eccles che cosa ne pensa"?
"Io ritengo che sia un mistero fondamentale nella mia esistenza che trascende ogni spiegazione biologica dello sviluppo del mio corpo e dunque del mio cervello con la loro eredità genetica e la loro origine evolutiva. E che le cose stiano così io lo devo ritenere similmente per ogni essere umano. Non posso dare una spiegazione scientifica della mia origine: mi sono svegliato alla vita, per così dire, per trovare me stesso esistente come un io incarnato in questo corpo ed in questo cervello. E non posso dare una spiegazione scientifica sul fatto che debbo inevitabilmente pensare che questo dono magnifico di un'esistenza cosciente abbia un futuro, abbia possibilità di un'altra esistenza in condizioni diverse inimmaginabili. E' questione di fede. Insomma non condivido quanto afferma Popper circa la morte. Sono fermamente convinto che l'io più profondo sopravvive alla morte del cervello. Se permettete vorrei leggere anch'io una lettera che mi inviò lo scorso anno il neuroscienziato e neurochirurgo Wilder Penfield: - in ogni individuo la base fisica della mente è l'azione cerebrale; essa accompagna l'attività del suo spirito, ma lo spirito è libero ed è capace di un certo grado di iniziativa. Lo spirito è l'uomo come noi lo conosciamo. Egli deve avere continuità nei periodi di sonno e di coma. Dunque io assumo che questo spirito debba continuare in qualche modo dopo la morte. Non posso dubitare che molti si mettano in contatto con Dio e siano guidati da uno spirito superiore. Queste però sono convinzioni personali che ogni uomo deve scegliersi. Se egli avesse solo un cervello e non una mente questa difficile decisione non sarebbe sua -.
E' la morte allora che porta l'uomo a raggiungere il massimo grado di autocoscienza la cui nascita costituisce l'avvento di una trascendenza evolutiva, cioè di un fatto imprevisto e altamente improbabile, forse unico nell'universo. Una volta sorta l'autocoscienza, al mondo umano viene impresso un rapido sviluppo: fanno comparsa nella storia i valori etici, si inizia il processo dell'educazione. Insomma gli individui sviluppano se stessi. Storia dell'io e storia del pensiero interagiscono".