22 giu 2008

CAPITOLO 13

CAPITOLO 13: IL DIBATTITO FINALE

Il pubblico ministero Vita si alza in piedi, congeda i testimoni, e prende la parola. La giornata si è conclusa ma Vita vuole sottolineare ancora la sua teoria per cui Luca Fazi ha assassinato i genitori essendo un mostro, non un uomo perché privo di coscienza, ma una macchina, calcolatrice, spietata. Vita leggeva negli occhi dei giurati che le ipotesi filosofico-scientifiche di Popper ed Eccles erano state più che convincenti, non tanto per la loro logicità quanto per il rifiuto che esiste in noi stessi di sentirci paragonati solo ad un corpo, per la dignità che c'è in ognuno di noi. Ha capito che è il suo momento e vuole rincarare la dose: " c'è un'enorme differenza tra la persona umana e la macchina: l'uomo è fine in se stesso, la macchina no. Le macchine potranno essere preziose per la loro utilità o per la loro rarità, o al limite un certo esemplare potrà avere valore per la sua unicità storica. Ma a meno che non abbiano quello della rarità, le macchine divengono assolutamente prive di valore: se ce ne sono troppe di un certo tipo, siamo disposti a pagare per sbarazzarcene. Al contrario, teniamo in grande considerazione le vite umane, nonostante che il problema della sovrappopolazione sia il più grave dei problemi sociali del nostro tempo. Noi rispettiamo persino la vita di un assassino. Il dramma nasce se cadiamo nell'errore materialista di dar valore all'uomo solo come corpo, come macchina. Di qui lo scoppio di guerre. Di qui la crescente produzione di mezzi per la distruzione di massa, dalla droga alle armi. Di qui la barbarie comunista che annienta l'individuo in nome della società poiché considera l'uomo solo un numero, un mezzo di lavoro, una cosa senza diritti, identico ad un altro, proprio come una macchina prodotta in serie. E dunque ecco come si giustificano le stragi, i crimini civili, i lager nei regimi comunisti la cui matrice culturale, ricordiamolo, è il materialismo. Di qui Luca Fazi che non vede alcuna umanità nei suoi genitori e li ammazza solo perché ostacolo al raggiungimento del proprio piacere o, come lo chiamano i materialisti, equilibrio dinamico. Di qui la forte inflazione della vita umana".
L'opinione pubblica ed anche la giuria con tutta probabilità si stavano orientando a sposare l'ipotesi che in realtà Luca Fazi non fosse altro che una macchina, spinto ad agire solo per il mantenimento del proprio equilibrio dinamico. La ricostruzione più credibile: i genitori gli hanno impedito la realizzazione del suo programma genetico ed egli, senza alcuna remora etica, psicologica o religiosa li ha fatti fuori eliminando così un ostacolo al suo cammino.
Paolo Giusto per tutta la seduta mattutina cercava, frugando tra i visi degli spettatori accorsi numerosi anche quel giorno, la misteriosa ragazza bionda ma non la trovava.
L'aula è ormai vuota.
Il pubblico ha lasciato solo l'eco del brusio che aveva accompagnato la testimonianza di Eccles.
Paolo è solo con i suoi pensieri.
Non può crederci che qualcuno abbia scoperto tutta la verità.
Quelle lettere, quei messaggi mirati, possono avere solo un significato. Ma come è possibile che qualcun altro lo sappia.
"Forse mi sbaglio. Forse è qualche maniaco che si diverte". I dubbi lo tormentano.
Paolo è immobilizzato su quella sedia. Non riesce ad alzarsi.
Una voce lo scuote. " Mister Giusto, vorrei avere l'onore di cenare con lei. Diciamo questa sera alle dieci al ristorante La Scala, a Trastevere".
L'avvocato alza gli occhi.
Gli appare un omino piccolo, paffutello, con occhiali spessi un dito, elegantissimo, sui settant'anni.
"Ma la sua voce io la conosco" esplode Paolo alzandosi di scatto.
Già, quell'italiano strano che lo aveva svegliato l'altra mattina e gli aveva ricordato di fare visita al cimitero.
"E' lei che mi ha parlato per tel..."
"A questa sera" lo blocca l'omino allontanandosi.
Paolo lo insegue a distanza senza farsi notare.
Attraversano i lunghi corridoi del palazzo di giustizia.
Davanti al portone centrale c'è una Mercedes bianca. L'omino sale a bordo e parte. Targa: CD (corpo diplomatico).
Paolo dalla sua autovettura telefona alla moglie: "Eva non torno a cena, ho del lavoro arretrato che devo finire prima di domani".
Ad Eva questa sembra l'ennesima scusa di Paolo per nascondere qualche cosa di veramente grave.
"Non preoccuparti, fai con comodo, anch'io non ci sarò perchè ho il turno di notte in ospedale" lo tranquillizza Eva che non vuole assolutamente che Paolo sospetti dei suoi dubbi.
Alle dieci in punto l'avvocato si presenta davanti al piccolo portoncino del ristorante La Scala, nascosto tra i labirintici vicoli di Trastevere.
Entra.
Si guarda intorno ma non scorge la sagoma dell'omino dall'accento straniero.
Gli va incontro un cameriere.
"Il signor Giusto"? domanda con molta eleganza.
"Sono io".
"Prego, da questa parte. La stanno aspettando":
In un angolino molto intimo del locale, sorseggiando un aperitivo, c'è lei: la bionda mozzafiato.
"Buonasera mister Giusto, finalmente ci conosciamo. Mi chiamo Barbara".
Paolo rimane senza parole.
"Veramente mi aspettavo di incontrare un'altra persona" inizia poi timidamente.
"I signori ordinano qualche cosa"? si ripresenta il cameriere.
"Il piatto del giorno, grazie".
"Bene, veniamo a noi" comincia Barbara con tutta la sua sensualità."
"Forse è arrivato il momento in cui lei sappia il perchè degli avvertimenti di questi giorni, anche se con tutta probabilità avrà già capito. Non le sembra strano che proprio lei difenda Luca Fazi per quel terribile doppio omicidio? A volte la vita ed il destino sono veramente ironici".
A Paolo si gela il sangue. Il suo terribile sospetto ora è certezza. Questa donna sa qualche cosa che non dovrebbe sapere.
Che nessuno deve sapere.
"Io so il suo nome ma non so nè chi è lei nè chi è quell'uomo che mi ha invitato. Per chi lavorate"?
"Io personalmente" riprende Barbara "lavoro nell'ambasciata americana qui a Roma. Mister Barnes, questo è il nome dell'uomo che l'ha contattata, è il vice direttore del reclutamento per la difesa militare degli Stati Uniti. E' un funzionario della CIA".
"E che cosa volete da me"?
"Scagionare Luca Fazi potrebbe essere molto pericoloso perchè...".
Le parole di Barbara vengono interrotte bruscamente.
"Sei solo un bastardo bugiardo e traditore. E' questo il tuo lavoro arretrato? Mi fai schifo"! Davanti a Barbara e Paolo c'è Eva.
Già, Eva ha seguito il marito e lo aveva sorpreso in quel locale con la bionda, a cena a lume di candela.
E' finita!
"Eva aspetta, aspetta"! Paolo rincorre sua moglie cercando di spiegare l'equivoco.
"Lasciami stare. Torna da quella troia". Eva non vuole sentire ragioni, è fuori di sè.
"Addio"! Sbatte lo sportello e parte a tutto gas.
Paolo è lì fuori, solo, abbandonato dalla moglie.
Gli fa compagnia solo la disperata certezza che qualcuno sia venuto a conoscenza di quel grande segreto.
Torna dentro. Non c'è più nessuno.
"Dove è andata quella ragazza che era al tavolo con me"? chiede Paolo.
Sembra impazzito.
"Non lo so signore, credo sia andata via. La cena è quasi pronta".
"La cena? ma ti sembra il momento di cenare"?
Paolo prende la giacca ed esce dal locale.
Si dimena tra quegli stretti vicoli come un leone in gabbia.
"O Dio che faccio? A chi mi posso rivolgere? Che cosa vogliono da me? Vado alla polizia? No è assurdo. E che cosa gli racconterei? E poi se anche mi dovessero credere si saprebbe tutto. Sono finito, sono finito. Eva, anche tu mi hai lasciato. O Dio che faccio, che faccio"?
Un'illuminazione. Alfonso Sghettini.
Sì, Alfonso Sghettini, quel giornalista del Corriere, intimo amico di Roberto e Maria Fazi che li aveva introdotti nella Genesis e che poi aveva rivelato la vera natura di Luca Fazi.
"Sì Alfonso Sghettini. Lui è in stretto contatto con tutti i diplomatici americani e soprattutto con la ditta Genesis. Sono sicuro che il mistero è tutto lì. Andrò da Sghettini".
Sogni terribili naturalmente hanno accompagnato la breve nottata di Paolo Giusto: la mamma gli portava su di un vassoio insanguinato decine di lettere rosse e tutte con il medesimo messaggio: perchè lo hai fatto?
La mattina seguente Paolo si reca nella sede del Corriere.
"Buongiorno, sono l'avvocato Giusto. Vorrei parlare con Alfonso Sghettini".
"Il dottor Sghettini non sarà qui prima di mezzogiorno. Se vuole può ripassare più tardi, altrimenti lascerò un messaggio"gli risponde l'usciere di servizio.
"Ripasserò".
Ore interminabili d'attesa.
Quella mattina Paolo si sentiva veramente solo su quelle strade affollatissime del centro di Roma. Tutte quelle persone che camminavano freneticamente sembravano automi, macchine.
Nessuno poteva intuire il dramma del suo cuore.
Si ferma davanti ad una cabina telefonica. Compone il numero.
"Pronto Eva? Sono Paolo, ho bisogno di parlarti".
"Mi dispiace ma ormai è troppo tardi". Freddamente Eva gli sbatte il telefono in faccia.
A mezzogiorno finalmente Paolo incontra Alfonso Sghettini e gli racconta di quello strano incontro con la bionda e con Barnes.
"Allora il mio non è solo un sospetto" commenta il giornalista.
"Come? Si spieghi meglio" lo interrompe ansioso Paolo.
"Sì" riprende Sghettini "lo sospettavo da tempo. Esiste un settore deviato della CIA che lavora alle dipendenze di James Bruke, il direttore della ditta Genesis, il padre scienziato di Luca Fazi. Lo avevo sospettato da quegli strani metodi educativi con cui gli psicologi della Genesis hanno formato Luca.
A mio avviso le cose stanno così: Bruke, appoggiato da alcuni importanti membri del servizio segreto americano, ha puntato tutte le risorse della Genesis sull'uomo artificiale, ben sapendo di poter controllare il comportamento di un tale individuo".
"A che scopo"? lo interrompe sempre più preoccupato Paolo Giusto.
"Per verificare la possibilità, in un futuro imminente, di costituire un esercito formato da questi uomini. Pensi solo un momento che razza di arma potentissima sarebbe. Individui perfetti, fisicamente dotati, con un cervello più veloce del normale e più potente del nostro. Uomini che non sanno nemmeno che cosa sia il pericolo. Che non hanno paura del dolore. Che non temono la morte. Che possono essere convinti facilmente su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato perchè essi non hanno alcuna capacità di discernere leggi morali. Uomini a cui non da fastidio uccidere, perchè non hanno la coscienza della morte. Sono uomini che come Fazi non si fermano nemmeno di fronte all'amore dei genitori poichè non sanno che cosa è l'amore.
Sono macchine da guerra perfette, controllabili al cento per cento perchè agiscono solo per il mantenimento del proprio equilibrio dinamico e cioè solo per la loro conservazione fisica. Dunque è sufficiente che l'educatore si impegni a formare quest'uomo artificiale in modo che impari che la propria autoconservazione è legata agli ordini di alcune persone per avere nelle proprie mani un'arma micidiale".
"E che cosa c'entrano Barbara e mister Barnes. E che cosa vogliono da me"?
Si è aperto davanti agli occhi di Paolo uno scenario spaventoso al quale non aveva mai pensato. Ma soprattutto era inchiodato dalla paura che qualcuno fosse a conoscenza del suo segreto.
"Con tutta probabilità" continua Alfonso Sghettini "anche la CIA sospetta di questo progetto da parte di Bruke ma non può intervenire apertamente per diversi motivi. In primo luogo uno scandalo pubblico diffamerebbe l'intero apparato dei servizi segreti americani e ciò sarebbe pericolosissimo innanzitutto per il Presidente. In secondo luogo agire direttamente vorrebbe dire chiudere la Genesis mandando a monte l'intero apparato di ricerca e tantissimi milioni di dollari investiti. Terzo, probabilmente non hanno prove a sufficienza per incriminare Bruke oppure vogliono lasciarlo libero cercando di scoprire le sue complicità".
"Sì, ma io che cosa c'entro in tutto questo"? riprende ancora Paolo Giusto.
"Io credo" ipotizza il giornalista "che loro vogliano solo un verdetto di condanna contro Luca Fazi perchè ciò implicherebbe una condanna agli esperimenti azzardati di Bruke e dunque un personale fallimento. In questo modo avrebbero l'opportunità legittima ed insospettabile di licenziare il direttore dalla Genesis, allontanarlo ma senza scoprirsi.
Con tutta probabilità avranno in mano qualche cosa per ricattare lei affinchè li aiuti nel loro progetto. Forse non lo sa ma la CIA ha trovato nel ricatto la sua arma migliore".
Queste ultime parole sono proprio quelle che non voleva mai sentirsi dire. Fino all'ultimo Paolo Giusto aveva sperato che ci fosse un'altra spiegazione a tutto questo mistero e che il suo segreto non sarebbe mai stato violato.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

si,ma mo basta con questa storia,nessuno più commenta il suo blog,quando è troppo è troppo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

robertorubino ha detto...

immaginavo che questo libro sarebbestato troppo difficile per voi.
Coraggio, domani pubblico l'ultimo capitolo, e poi tornerò a scrivere con il linguaggio della strada delle cosette che vi stanno a cuore e che potete anche capire.
E' stato solo un esperimento per sondare il vostro grado culturale...

Anonimo ha detto...

COME SEMPRE MODESTO .IL TUO EGO NON RINNCIA MAI AD ESSERE PROTAGONISTA.PROVERAI UN GIORNO A GUARDARTI DENTRO CON UMILTà???

Anonimo ha detto...

MA VAFFANCULO COGLIONE DI UN FINTO PROFESSORE