11 gen 2009

Bagnasco: non banalizzare l’aborto… una profezia.

Correttamente il Cardinal Bagnasco afferma che la pillola abortiva banalizza l’aborto. E attenzione, perché ormai non si capisce più che la vita di ognuno di noi inizia da una cellula-embrione e permettere che questa venga lasciata non-annidiare nell’utero e andar persa vuol dire farlo morire, come ben spiega l’Osservatore Romano del 4 gennaio. Insomma, è tutto un problema di informazione, in cui i media giocano un ruolo importante, spesso banalizzando riescono a non far comprendere che un bambino è un bambino, anche quando è piccolo come una punta di spillo. Non so se è chiaro, ma basta riempire un questionario, spedire e si riceve il kit per abortire. Così illustra questo reportage canadese. Un’associazione promuove l’aborto nei paesi dove è illegale o meno facile, spedendo per posta quanto occorre alla bisogna. Darà poi anche consulenza online per la procedura. Progresso umanitario o ulteriore confino nella solitudine? E chi controlla? Chi segue la veridicità dei questionari e in particolare chi valuta l’età della gravidanza? E la legge italiana che prevede che la donna non sia lasciata sola (almeno quello)? Insomma, si rende l’aborto apparentemente pi facile, in realtà più solitario. Si banalizza, mentre in altri Paesi monta l’angoscia. E’ il caso dell’Inghilterra, dove la sopravvivenza di una bambina nata a 23 settimane di gestazione, mette in crisi la legislazione inglese sull’aborto, che lo permette fino a 24 settimane. Letto l’articolo, ci viene da pensare che la popolazione inglese non riceva sufficiente informazione sullo sviluppo di bambini così piccoli. Ora la piccola Leslie è a casa, sta benone e fa entrare in crisi un mondo di disinformazione. Già: evidentemente non molti sanno che i bambini che si permette di abortire sentono dolore, provano sensazioni, possono vivere se assistiti

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Se è per questo ognuno di noi è stato anche diviso tra un ovulo e uno spermatozoo, ma non per questo si chiama l'ambulanza in caso di eiaculazione spontanea o si fanno i funerali agli ovuli a seguito delle mestruazioni!
Gli stessi embrioni muoiono nel 90% dei casi al primo ciclo mestruale e , in caso di fecondazione multipla , pericolosa per la madre, vengono soppressi, e neanche in questi casi celebrate un solo funerale!

Riguardo alla parte finale dell'intervento non è assolutamente vero che il feto sente dolore, almeno non prima di circa venti settimane, poichè i centri neurali del dolore non sono ancora sviluppati (le persone che per qualche ragione ne nascono privi i malfunzionanti non hanno alcun modo di sentire dolore). Tuttavia in questo senso getto una lancia a vostro favore, dal momento che discutere sul fatto che provochi o meno dolore lo trovo ridicolo: se fosse questo il problema hanno inventato le anestesie! Oppure saremmo automaticamente autorizzati ad uccidere le persone sotto anestesia o che hanno malattie tali da impedire loro il dolore.

Se qualcuno esagera nel chiamare un bambino "materiale abortivo", qualcun altro esagera nel chiamare un embrione "bambino".

Andrea Romanelli

robertorubino ha detto...

L'embrione è una persona umana. Questo è un dato scientifico, logico ed ontologico. Negarlo significa essere ignoranti o in malafede. Tra lo spermatozoo e l'embrione c'è la stessa differenza che tra un braccio e l'intero corpo umano. Il corpo umano non è la somma dei suoi arti e dei suoi organi ma un sistema unitario e superiore. Lo spermatozoo non ha il suo DNA l'embrione sì. E' un individuo unico ed irripetibile che si sviluppa da solo perchè ha in sè un programma di crescita (autogenesi). Dall'embrione alla vecchiaia si parla solo di fasi di sviluppo dell'unico ed identico essere individuale (ed anche questo è un dato scientifico). Che poi la giurisprudenza per motivi di convenienza dei più forti non voglia riconoscere diritti a questi esseri umani fino a quando non mettono la testa fuori dall'utero è un altro discorso. Daltronde la giurisprudenza in epoca a noi molto vicine non ha voluto riconoscere diritti alle donne, ai negri, agli ebrei ed oggi agli esseri umani in utero.
Concordo con te con il discorso del dolore (lo consideravo solo un'aggravante).

Anonimo ha detto...

Riguardo all'ignoranza, non mi ha portato nessuna nuova informazione! Riguardo alla malafede mi viene solo da sorridere.

"Unico e identico essere umano", le sembra che una cellula sia identica a un uomo?
Ma cosa significa che "l'embrione ha il suo DNA"? E' dai gameti che quel DNA viene e senza di questi non ci sarebbe stato l'embrione.
Se l'embrione è una persona dipende tutto da cosa lei intende per "persona" e per quel che mi riguarda non credo che basti avere il DNA!Le molecole di DNA stanno all'integrità della nostra persona come gli sta un braccio o un occhio o il cervello ("il tutto è superiore alla somma delle sue parti"). Se per persona intende "codice genetico" allora dico bene che il nostro essere è precedentemente diviso tra due gameti, che si uniscono autonomamente dando vita ad un codice genetico che a sua volta PRODUCE (e non "è") quel che diventiamo.
I comportamenti dei cristiani stessi, che appunto non si preoccupano dei funerali agli embrioni, mettono in luce che in verità neppure loro scambierebbero un embrione per un persona! (Sarebbe come a dire che un seme è un fiore).
Anche lo spermatozoo che raggiunge autonomamente l'ovulo e vi si unisce costituisce un fenomeno autonomo e unitario appartenente al fenomeno più ampio che si conclude con la persona adulta. E' "ingrediente" del risultato finale tanto l'embrione quanto lo spermatozoo, nonché sono parte di un unico stesso processo.

Andrea Romanelli

Anonimo ha detto...

io sono ignorante