20 giu 2008

CAPITOLO 10

CAPITOLO 10: LA SCUOLA AUSTRALIANA

MARTEDÌ' 13 MARZO ORE 9,00.
Ampio spazio aveva dedicato la stampa al commento dell'anomalo processo. Era giusto condannare o assolvere un uomo a prescindere dalle prove oggettive d'accusa? Il pubblico ministero assicurava che in realtà tutta questa disquisizione sulla vera natura di un uomo artificiale avrebbe offerto una chiave di interpretazione dei fatti necessaria per il proseguimento del processo giuridico.
"E' chiamato a deporre Kenneth J. W. Craik". Craik è uno scienziato filosofo della scuola australiana, promotore di nuovissime teorie cibernetiche e neurocibernetiche.
Ad un semplice e diretto interrogatorio della difesa il teste afferma che l'uomo agisce né più e né meno come un computer, una macchina di buon livello.
"Lei asserisce che ciascuna persona non è altro che una macchina" è iniziato il contro interrogatorio dell'accusa; "però un robot si comporta necessariamente come è stato programmato. Non ha facoltà di scelta. E chi conosce il robot sa già, prevede il suo comportamento. Non è la stessa cosa per gli uomini.
Ad esempio lei conosce perfettamente sua moglie, è sposato con lei da diciotto anni. Ma chi le assicura che domani la sua signora non perda la testa per un altro uomo, se ne innamori e fugga con lui"? Una fragorosa risata degli spettatori presenti interrompe l'ironico magistrato.
"Non si offenda professor Craik. Volevo solo dire che forse lei ha dimenticato il concetto di libero arbitrio per cui l'essere umano non è mosso da cause come una macchina, ma studia la situazione e sceglie di fare ciò che gli sembra meglio. Aggiungo anzi che a volte sceglie di fare solo ciò che gli pare e basta".
"Anche le macchine hanno il libero arbitrio" risponde deciso Craik.
"Si spieghi meglio".
"E' tutto fondato sul concetto di retroazione. La retroazione non è altro che un'azione conseguente ad uno stimolo esterno, imprevisto, non programmato. Ora non c'è più la macchina rigida che esegue operazioni programmate. Ora abbiamo la macchina con un fine, con uno scopo da perseguire. Lo scopo è quello di mantenere l'equilibrio dinamico rispetto al proprio ambiente e dunque è un adattamento all'ambiente. Una macchina cioè si comporta in modo da resistere ai perturbamenti esterni.
L'intelligenza artificiale consiste nello sfruttare la stessa energia esterna, causa del perturbamento, per ristabilire l'equilibrio. E ciò avviene in due fasi: l'accumulo di energia esterna e la sua liberazione controllata. Farò un esempio: se spingete qualcuno egli porterà avanti uno dei due piedi puntandolo sul pavimento per contrastare il perturbamento da voi causato. Nessuno si lascerà cadere in terra come un sacco di patate. Questo è equilibrio dinamico. Ed è così che agiscono anche gli uomini.
Pensateci bene. Le scelte che voi fate ogni giorno, dalle più semplici come l'acquisto di cibo, alle più complesse come sposarsi implicano sempre una ricerca per il raggiungimento di un benessere rispetto al luogo dove vivete o alla gente con cui siete in contatto. Il libero arbitrio dell'uomo e della macchina, che poi sono la stessa cosa, non è altro che adattamento all'ambiente rispetto agli stimoli esterni".
E' il turno del professor Turing, anch'egli della scuola australiana.
"Professor Turing è vero che pensare equivale a dire che una macchina ed un uomo compiono il cosiddetto gioco dell'imitazione"? La domanda dell'avvocato Paolo Giusto è mirata a confermare le tesi neurocibernetiche per dimostrare che il suo cliente Luca Fazi è del tutto uguale ad ogni individuo nonostante la sua natura artificiale e selezionata.
"Questo gioco" spiega Turing "viene giocato da tre persone: Un uomo (A), una donna (B) e l'interrogante (C), che può essere dell'uno o dell'altro sesso. C viene chiuso in una stanza separato dagli altri due. Scopo del gioco per l'interrogante C è quello di determinare quale delle altre due persone sia l'uomo e quale sia la donna. Egli le conosce con le etichette x ed y, e alla fine del gioco C darà la soluzione se x è A oppure B e viceversa. L'interrogante può fare qualsiasi tipo di domande mentre A può rispondere in modo ambiguo e ingannatore per sviare l'interrogante. B, al contrario, deve aiutarlo a scoprire la vera identità di x e y. Ebbene signori abbiamo quasi ultimato una macchina che prenderà il posto di A che riuscirà ad ingannare l'interrogante C rispondendo a domande non memorizzate, e quindi creando soluzioni e scegliendo liberamente".
"Ammesso, ma non ci credo, che ciò si potrà avverare" contesta prontamente Francesco Vita "la differenza tra l'uomo e la macchina consisterà nel fatto che l'uomo è autocosciente, nel senso che si rende conto di pensare, ha la consapevolezza di ragionare; la macchina no"!
"E come lo fa a dire? E' forse lei una macchina? Bisognerebbe essere una macchina per sapere con certezza se durante il gioco dell'imitazione ha saputo di pensare, se si è resa conto di ragionare".
Anche Paolo Giusto, di fronte a teorie così paradossali e precise insieme, viene assalito da forti perplessità. I suoi pensieri si riaffacciano a quel tragico periodo della morte del fratello Carlo:
"ma potrà mai una macchina soffrire in quel modo? sarà capace un computer di interrogarsi sulla morte ed essere turbato per questi pensieri? potrà capire che cosa è la vita"? I dubbi lo tormentano, forse non è più certo nemmeno dell'innocenza del suo cliente. Ma la legge ed il senso del dovere gli impediscono di pensare in questi termini. Deve continuare.
Anche Stefano e Daniela, una coppia di amici di vecchia data, lo esortano ad andare avanti, a non mollare.
Quella sera Paolo, Eva, Stefano e Daniela si sono ritrovati in una tipica pizzeria di Trastevere.
"Dobbiamo comunicarvi una grande notizia" esordisce Stefano con un calice di vino sollevato "tra sette mesi sarò padre. Io e Stefania stiamo per avere un bambino".
"Congratulazioni. Qui ci vuole dello champagne. Cameriere..." Eva non sta nella pelle. La notizia che la sua più cara amica sta per diventare mamma la riempie di gioia.
"Lo chiameremo Filiberto se sarà un maschietto e Alice se invece verrà al mondo una femminuccia. Riempirà la nostra vita, le nostre giornate e poi siamo già pronti a dargli, o a darle, un fratellino, o una sorellina".
L'unico che non sembra entusiasta della notizia è proprio Paolo, con la mente ancora al processo, o distratto, chissà, da una ragazza mozzafiato entrata sola in quel locale così nascosto tra i vicoli di Roma.
"Ma quella io l'ho già vista in aula" inizia a ricordare Paolo.
"Già, è sempre seduta in terza fila, proprio dietro Francesco Vita".
"Dai Paolo brinda con noi" lo richiama l'amico.
"Bene, auguri sinceri per il miracolo di una vita che nasce".
La serata trascorre intima e piacevole ma è giunta l'ora di tornare a casa.
Paolo ed Eva si avviano verso la macchina. Un'ombra li segue.
Partono con il loro BMW. Una Mercedes siglata CD (corpo diplomatico) è sempre dietro.
"Paolo ho visto come guardavi quella bionda che è entrata in pizzeria" attacca Eva stizzita.
"Forse" continua un po' seccata "ti sei stufato di me, sei alla ricerca di nuove emozioni. Oppure hai voglia solo di farti una scopata con una baldracca qualunque. Beh se è così fai pure e fallo in fretta ma smettila di essere sempre così freddo, distaccato e distante".
"Ma che diavolo vai dicendo, io non mi sono stancato di te nè voglio altre donne. Quella ragazza la guardavo perchè mi sembrava di averla già vista in Tribunale"
"Sì, in Tribunale" riprende ironicamente Eva "oppure in qualche bordello di strada. Allora se è come dici tu, che mi ami, non vuoi altre ragazze, credi nella famiglia e tante altre belle parole, mi spieghi perchè da quattro anni che siamo sposati non vuoi ancora avere figli? Lo capisci quanto sono importanti i figli. E' possibile che tu non abbia il desiderio di avere una creatura tua"?
"Ancora questi figli. Non ne posso più. Ma lo sai che i figli uccidono i genitori? Hai visto che cosa ha fatto Luca Fazi"?
"Ma Luca Fazi non è un uomo, è solo una stupida macchina" riprende tra le lacrime Eva.
"Già, forse hai ragione tu" la consola Paolo con una carezza.
La Mercedes è sempre dietro.
E se ne accorgono anche Paolo ed Eva. Giù sull'acceleratore e via verso casa.
La notte per Paolo non trascorre tranquilla.
Sogna quella ragazza, la Mercedes, la lettera rossa.

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