12 giu 2008

CAPITOLO 2: UNA RIVOLUZIONE

Da alcuni decenni si sta verificando una seconda vertiginosa febbre dell'oro: la frenetica ricerca nel campo dell'ingegneria genetica.
Inghilterra, Stati Uniti e Giappone impiegano ingenti forze economiche e scientifiche per la realizzazione di esperimenti biogenetici. Molti studi sono indirizzati a ricerche futili e secondarie come la trasformazione di pomodori in prodotti alimentari a lunga conservazione oppure alla creazione di trote più bianche per essere riconoscibili in acqua.
La Genesis, ditta americana, leader nel settore, da tempo si occupava di persone umane. Oltre duemila scienziati, medici e chimici sono quotidianamente impegnati nella messa a punto delle tecniche di ricombinazione del DNA al fine di programmare un bambino prodigio, concepito direttamente in provetta.
Gli esperimenti procedono a ruota libera grazie all'abbondanza dei finanziamenti e alla mancanza di leggi federali ed internazionali che controllino l'attività dei laboratori. Non c'è alcuna supervisione nè una coerente politica vigilatrice. Sembrano tutti preoccupati esclusivamente del proprio guadagno. La genetica molecolare è soprattutto un grosso affare, una spietata ricerca del potere.
La stampa italiana finalmente sembra accorgersene.
Tutti i mezzi di comunicazione davano voce alla sensazionale notizia: "il prossimo 25 dicembre 1965 avremo la possibilità di mettere al mondo il primo uomo creato artificialmente". Con queste parole James Bruke, direttore della Genesis, annunziava, come un arcangelo, una rivoluzione biologica, sociale e morale. Non si trattava di robot ma di una persona vera e propria, nata per mezzo dell''unione di spermatozoi maschili artificiali, perfetti, dal codice genetico selezionato, fecondati in un utero materno ricostruito, in provetta insomma.
Il giorno di Natale sarebbe venuto alla luce un uomo nuovo, dai poteri straordinari.
Roberto Fazi passando in rassegna i suoi quotidiani rimase assai colpito dalla notizia.
"Un uomo selezionato. Una creatura perfetta. Un bambino di nessuno".
Per giorni il commerciante aveva un pensiero fisso: quell'essere in provetta, ricco di mistero e potenza della scienza. Era certamente un fenomeno, un grande e, perché no, un Fazi.
"No, è assurdo" mormorava tra sé "come potrei mai adottare un prototipo di uomo? Certo sarebbe il migliore dei figli possibili, un insieme di qualità straordinarie, un degno prosecutore della dinastia. E soprattutto non avrebbe il sangue di nessun altro. Potrebbe realmente essere mio figlio. Già, ma come fare a contattare la Genesis"? La sua testa lavorava a pieno ritmo alla ricerca di una soluzione. Faceva mentalmente appello a tutte le persone che conosceva: ambasciatori, medici, politici. Non trovava una via d'uscita, ma per lui era iniziata un'avventura psicologica entusiasmante e sconcertante. Si sentiva già padre ma di una creatura unica, eccezionale, misteriosa.
Decise di non far parola con Maria, le avrebbe proposto l'adozione del figlio in provetta solo quando ne avesse avuto reale possibilità.

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