13 giu 2008

CAPITOLO 3

CAPITOLO 3: LA SPERANZA

Sono passati due mesi dalla diffusione di quella notizia clamorosa ed oggi un importante quotidiano italiano pubblica un'intera pagina su tutti gli aspetti tecnologici, pratici, sociali ed etici dell'ingegneria genetica. Un ampio servizio di Alfonso Sghettini. "O Signore! Ma Alfonso è stato a Boston, ha parlato con Bruke. Potrà pur dirmi qualche cosa di più preciso".
"Pronto Alfonso? Ciao sono Roberto, Roberto Fazi". Alfonso e Roberto sono stati vecchi compagni universitari, molto legati dalla passione per lo studio, per il movimento studentesco anti sessantotto, per l'Inter e per le bionde.
"Non posso crederci. Allora i vecchi amici hanno ancora un posto nella tua rubrica telefonica. Sono anni che non ti sento. Cos'è, hai fatto banca rotta"?
"Ah ah ah, non cambi mai. Ho letto il tuo servizio sul Corriere. Sono molto interessato ed avrei bisogno di parlare con te di alcune cosette. Che ne dici di venire per il fine settimana da me, al castello"?
"Senti senti. Spunti fuori dopo anni per parlarmi di alcune cosette; andiamo , cosa c'è sotto? Cosa ti sta passando per la testa"?
"Effettivamente è una questione un po' delicata e preferirei parlarti di persona. E poi ho una gran voglia di rivederti".
"Va bene. Sabato sera son da te".
Roberto aveva deciso di coinvolgere anche Maria in questa scelta, ma voleva che a parlargliene fosse l'amico giornalista.
Al castello c'erano molti ospiti, come tutti i sabati, ma quella era una sera speciale.
Biondissimo, carnagione chiara, occhi marroni e fisico un po' rilasciato, arriva finalmente Alfonso. Un abbraccio lungo mille ricordi. Né Alfonso né tantomeno Roberto avevano incontrato nel corso della loro vita un amico così sincero.
La nottata scivolò via tra brindisi e risate, balli e giochi, pettegolezzi e chiacchiere inutili.
Il padrone di casa non si divertiva affatto. Aveva assolutamente bisogno di sfogarsi con l'amico e di informare la moglie del suo progetto di adozione.
"Alfonso. Maria. Dai andiamo in giardino; porto con me una bottiglia".
Alfonso aveva immediatamente colto lo stato d'animo turbato di Roberto. Prese per mano Maria e si avviarono in giardino.
"Seguo con attenzione gli sviluppi dell'ingegneria genetica" attacca Roberto.
"Ho letto qualche cosa anch'io sull'uomo artificiale" prosegue Maria.
"Sarà la creatura più perfetta di tutti i tempi. Sono ormai tre mesi che curo l'argomento" spiegava il giornalista "e sono rimasto ammaliato dall'incantevole mondo della scienza".
"Quale sarà la sorte del bambino in provetta"? La domanda di Roberto era naturalmente assai motivata.
"Ci sarà un programma integrativo. Il bambino sarà immesso nella società e solo i suoi costruttori sapranno che è un uomo artificiale. Comunque mi ha assicurato James Bruke che l'esperimento riuscirà perfettamente. Otterremo un uomo dalle qualità psicofisiche eccezionali".
Le parole dell'amico erano musica per Roberto, erano proprio le risposte che voleva sentirsi dare.
Il desiderio di possedere quella creatura era diventato morboso, ossessivo.
"Voglio adottarlo"! esplose senza mezzi termini Roberto.
"Sì" incalzò con sbigottita eccitazione Maria saltando su dalla sedia "sì, prendiamolo noi! E' un'idea favolosa. Potremo offrirgli di tutto e... noi abbiamo tanto bisogno di un figlio".
Alfonso Sghettini non credeva alle proprie orecchie.
"Adottare quella creatura? Sarà impossibile. E poi l'equipe vorrà seguire da vicino il destino di quest'uomo artificiale e voi vivete in Italia".
I dubbi dell'amico erano effettivamente ben motivati e comunque già calcolati da Roberto: "ci metteremo a completa disposizione per ogni controllo medico e scientifico, e pagheremo inoltre una grossa cifra di denaro che farà sicuramente comodo all'istituto Genesis".
Il dottor Fazi aveva un piano ben preciso.
"Ascolta Alfonso, tu devi introdurci nell'istituto, presentarci al direttore e garantire per noi. Al resto penserò io".
All'improvviso nel giardino regnò una calma tesa, carica di emozioni.
"Pensa a cosa significherebbe per la tua professione stare spesso in contatto con l'uomo artificiale all'insaputa di tutti gli altri giornalisti" continua Roberto.
"Fallo almeno per me. Ho un disperato bisogno di avere un figlio". Le poche e tenere parole di Maria cancellarono ogni perplessità nella mente di Alfonso: "va bene, partiremo la settimana prossima".

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