20 giu 2008

CAPITOLO 11

CAPITOLO 11: TRE MONDI

Siede sul banco dei testimoni Karl Popper, ritenuto il più grande filosofo della scienza del ventesimo secolo.
Popper con il collega Eccles, un neurologo e filosofo tedesco, hanno elaborato un'importante teoria sul rapporto tra mente e cervello, tra materia e spirito, tra anima e corpo che avrebbe potuto offrire un grosso contributo alla soluzione del caso.
"Che cosa è l'uomo, e che differenza c'è tra un individuo e la macchina"? Con questa domanda il pubblico ministero Francesco Vita vuole far parlare liberamente Popper.
"Esistono tre mondi che comprendono tutta la realtà delle cose" in tal modo Popper vuole chiarire il suo punto di vista. "Anzitutto c'è il mondo delle cose fisiche: il tavolo, il corpo umano, le case, le montagne eccetera; lo chiameremo Mondo 1. In secondo luogo c'è il mondo degli stati mentali, delle disposizioni psicologiche: la paura, l'euforia, la noia, la meraviglia e così via; lo chiameremo Mondo 2. Ma c'è anche un terzo mondo, quello dei contenuti di pensiero: racconti, miti esplicativi, teorie, problemi scientifici, istituzioni sociali, opere d'arte, eccetera; lo chiameremo Mondo 3. Insomma esistono tre mondi che corrispondono rispettivamente alle cose, all'individuo con il suo corpo e la sua psiche ed ai pensieri, a ciò che è contenuto nel cervello. Premesso che sono d'accordo con i materialisti che sostengono l'esistenza e la realtà del Mondo 1, sono convinto che anche ciò che interagisce con esso debba per forza esistere, essere reale anche se impercettibile. Dunque anche l' uomo esiste. E' proprio nell'interazione, nella comunicazione attiva, nel collegamento continuo dei tre mondi la soluzione del problema mente-corpo. E i contenuti di pensiero, oggetto del Mondo 3, benché non materiali hanno la capacità di intervenire sulla materia e trasformarla.
Un esempio pratico a dimostrazione di quanto affermo ve lo fornisco riferendomi alla produzione di una formula scientifica: normalmente lo scienziato che produce qualche cosa parte da un problema: egli cercherà innanzitutto di capire il problema, di rendersi conto di cosa si tratta, e di solito questo è un compito intellettuale che richiede tempo, un tentativo del Mondo 2 di afferrare un oggetto del Mondo 3. Naturalmente nel compiere questo sforzo utilizzerà dei libri (o altri strumenti scientifici materiali del Mondo 1). Può darsi però che il suo problema non sia enunciato sui libri; ma piuttosto che lo scopra trovando una difficoltà nelle teorie già espresse. Ciò comporta uno sforzo creativo. Solo dopo queste operazioni di carattere intensamente intellettuale qualcuno scoprirà una possibile applicazione tecnica di vasta portata che agisce sul mondo 1 cioè sulla natura".
"Come può essere afferrato un oggetto del Mondo 3? Come possiamo arrivare a conoscere i contenuti del pensiero"? Con tale questione Vita voleva sicuramente dare l'opportunità a Popper di approfondire la sua teoria dell'interazione.
"La comprensione degli oggetti del Mondo 3" riprende Popper "è frutto di un intervento attivo del soggetto, dell'uomo. Per conoscere insomma non basta ascoltare oppure osservare, Bisogna produrre o riprodurre la cosa che si vuol conoscere, e in tal senso l'intervento conoscitivo del soggetto è attivo. Una teoria viene capita solo nel momento in cui viene prodotta o ricreata. Quando noi vediamo un oggetto è come se lo dipingessimo o disegnassimo nella nostra mente piuttosto che scattare fotografie a casaccio. Non è dunque il solo intervento fisico e chimico del cervello che ci offre la possibilità di conoscere ma è bensì l'atto mentale, ultra cerebrale, che lavorando nella riproduzione dell'oggetto ce lo presenta nella sua essenza".
"Ricapitolando" interviene ancora il pubblico ministero " quali sono gli argomenti che giustificano l'interazione dei tre mondi"?
Popper sorseggia un bicchiere d'acqua e continua: "Gli argomenti sono tre. L'interferenza del Mondo 3 con il Mondo 1, il processo per cui Mondo 3 e Mondo 2 interagiscono e dunque l'ammissione della realtà dei mondi 2 e 3 sono tesi del primo argomento. Mi spiego: gli oggetti del Mondo 3 sono astratti ma non di meno sono reali, essendo degli strumenti potenti per cambiare il Mondo 1. Ma gli oggetti del Mondo 3 hanno un effetto sul Mondo 1 solo attraverso l'intervento umano, l'intervento dei loro artefici e dunque per mezzo del Mondo 2 che afferra gli oggetti del Mondo 3.
Il secondo argomento trova giustificazione nel processo di apprendimento: conoscere vuol dire afferrare, da parte dell'uomo, gli oggetti del pensiero. Avviene quindi un'interazione tra Mondo 2 e Mondo 3. Afferrare abbiamo detto che significa costruire, produrre. Dunque il Mondo 2, cioè la psiche dell'uomo, è attivo. La costruzione ed il confronto di ciò che si è appreso, attraverso la selezione critica, avvengono nell'uomo a livello conscio ed inconscio.
Il terzo argomento è connesso e collegato alla questione del linguaggio umano: io distinguo, in ogni individuo, un processo evolutivo genetico ed un processo evolutivo culturale. Al primo appartiene la capacità, anzi il bisogno di apprendere un linguaggio, al secondo appartiene invece l'apprendimento effettivo della lingua specifica: l'inglese, il latino, l'italiano il francese eccetera. Dall'interazione tra Mondo 1, cioè dalla possibilità genetica, e Mondo 3, la possibilità culturale, nasce l'apprendimento del linguaggio. L'apprendimento linguistico è quindi un processo in cui le tendenze geneticamente determinate, evolutesi per selezione naturale, arrivano in parte ad interagire con un processo cosciente di esplorazione e di apprendimento, basato sull'evoluzione culturale. In Luca Fazi invece l'evoluzione naturale è stata artificiale ed il processo cosciente di esplorazione non è stato altro che un immissione di dati, un input meccanico".
Secondo Popper insomma l'essere umano è anche un prodotto di se stesso, della sua impresa.
"Diventare un uomo nella pienezza delle sue prerogative" conclude il filosofo viennese "dipende da un processo di maturazione nel quale una parte enorme viene svolta dall'acquisizione del linguaggio. Si impara non solo a percepire e ad interpretare le proprie percezioni, ma anche ad essere una persona, ad essere un Io. Le percezioni non ci vengono date ma vengono fatte da noi, sono il risultato di un lavoro attivo".
Il dibattito acquistava sempre più toni solenni, filosofici, estremi. Di legale neanche un accenno. Che valore ha dunque la legge se un processo prescinde da essa? E' giusto indagare sulle responsabilità morali ed intellettive di un pregiudicato oppure ciò che solo deve contare è la violazione o meno del codice?
Sono questi forse i dubbi che assillano con sempre maggiore frequenza l'animo curioso dell'avvocato Paolo Giusto.
"L'udienza riprenderà lunedì prossimo". Il giudice congeda tutti e lascia l'aula.
"Francesco, vieni a prendere un caffè"? Paolo Giusto, nonostante l'opposizione di ruoli in quel processo conosceva da parecchi anni il pubblico ministero Francesco Vita e lo stimava profondamente.
Qualche battuta, un sorso di caffè e... di nuovo quella splendida ragazza bionda davanti alla vetrina del bar.
"Ma tu la conosci quella donna? chiede Paolo incuriosito a Francesco.
"Quale donna"?
"Quella là fuori, di fronte alla vetrina".
I due si girano ma non c'è più nessuno.
"Beh, non importa" riprende Paolo sempre più preoccupato "ci vediamo lunedì in aula.
"Ciao Paolo". Francesco e Paolo si allontanano verso le rispettive automobili.
L'avvocato prende le chiavi, ma in tasca c'è qualche cosa di strano. La tira fuori. Una busta rossa.
In fretta e furia la apre. Un altro messaggio: "non uccidere".
"Un altro comandamento. Non è possibile. Chi diavolo mi perseguita". Paolo era terrorizzato da questi strani fenomeni. "Che cosa vogliono dire con questi comandamenti: onora il padre e la madre e non uccidere? Ma che cosa vogliono da me"?
Decide comunque di non farne parola con nessuno, nemmeno con Eva.
Torna a casa.
Una tavola apparecchiata con tutto garbo, dei fiori coloratissimi e dal fresco profumo, grandi ostriche fresche e una bottiglia di Dom Perignon nel secchiello del ghiaccio. Eva coperta solo da un cortissimo baby-doll nero che lascia trasparire le forme provocanti del suo corpo ed una minuta e sensuale biancheria intima.
E' tanto tempo che Paolo non guarda più quella bella mogliettina con gli occhi eccitati e desiderosi di amare.
Una notte di passione fa dimenticare il processo, lettere rosse e strane bionde.
"Amore mio" gli sussurra dolcemente Eva prima di addormentarsi "domani è l'anniversario della morte di tua madre andremo al cimitero insieme. Questi giorni voglio stare sempre con te. Buonanotte".
" Buonanotte amore mio e grazie per questa splendida sorpresa. Ho passato una notte indimenticabile".
Ma anche quella per Paolo non sarà una notte riposante.
Un sogno stranissimo: i suoi genitori, Angela e Alberto, che piangevano disperati ed urlavano di non voler soffrire. E poi urlavano di non voler morire. Ma la bionda che lo seguiva rideva e lanciava in aria buste rosse. E poi tutti e tre indicavano minacciosi Paolo.
Il suono della sveglia pone fine a quel terribile incubo.
Poi subito una telefonata.
"Ma sono solo le sette e mezzo, chi può essere a quest'ora"? si chiede Eva ancora con gli occhi semichiusi.
"Non preoccuparti rispondo io".
"Pronto"?
Dall'altra parte una voce adulta in un italiano imperfetto: "ricordati di andare al cimitero, è l'anniversario della morte di tua madre".
"Pronto. Chi parla. Pronto, pronto. Hanno riagganciato".
"Paolo chi era al telefono"? domanda la moglie incuriosita.
"Credo che abbiano sbagliato numero".
"Come hanno sbagliato, e perchè sei così agitato" insiste con maggior sospetto Eva.
"Non sono agitato. Lasciami perdere" ribatte seccato Paolo.
"Paolo vieni qui. Che cosa mi nascondi. Non sono mica scema.
Credi che non mi sia accorta che da qualche giorno sei stranissimo. Ti infuri quando si parla di figli, ti incupisci se faccio accenno ai tuoi genitori. Poi quella bionda. Si può sapere chi è quella maledetta ragazza? E ancora, la lettera che ti ho consegnato. Cosa c'era scritto? Guardami negli occhi, dimmi la verità. Cosa c'è sotto? Non ce la faccio più". Eva scoppia a piangere disperata. Sente di stare perdendo irrimediabilmente il marito. Ma soprattutto è convinta che Paolo nasconda da anni un grande segreto.
Poi sbotta: "Paolo, dimmi se hai un figlio con quell'altra donna"!
Una fragorosa risata di Paolo riporta la situazione alla tranquillità, o almeno così sembra.
Come se nulla fosse successo i coniugi Giusto vanno al cimitero.
Paolo continua freneticamente a ripensare a quella strana telefonata. Ha un atroce sospetto ma lo caccia via con forza disperata. Poi pensa a qualche possibile connessione con il processo. Niente.
Scendono dall'automobile.
Si avviano verso la tomba di famiglia. Già, in quella tomba riposa ora tutta la famiglia di Paolo.
"Eva, prendi il vaso dei fiori che lo riempio di acqua alla fontana".
"Eccolo, ma...no! Non è possibile"!
"Ed ora che succede"?
"Succede che c'è un'altra lettera per te". Eva mostra al marito una busta rossa che era appoggiata sulla lapide dei genitori.
"O Dio nooo!! Non ce la faccio più. Ascolta aprila tu, io non ho niente da nascondere".
Il messaggio: "perchè proteggi il diverso? Ricordati che nessuno è perfetto. Fermati finchè sei in tempo. Firmato: i tuoi genitori".

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