CAPITOLO 8: UN NODO DEL MONDO
"Un Weltknoten: un nodo del mondo" esordisce con tutta calma Francesco Vita. "Così nella traduzione di Herbert Feigl, Schopenauer, importante filosofo del romanticismo tedesco, definisce il rapporto tra la mente e il corpo. Pensiamo alle azioni semplici, quotidiane, che meccanicamente ripetiamo con distrazione, come mangiare, bere, oppure dormire o lavarsi la mattina. Ebbene, nello svolgimento di queste azioni noi usiamo le mani per portare, ad esempio, il cibo alla bocca o l'acqua al viso, ed altre parti del corpo. Non solo la parte fisica però.
E' la nostra mente che ordina al braccio di prendere il cibo ed inserirlo nella bocca. E' la nostra mente che ordina alla mano di afferrare un bicchiere, riempirlo d'acqua ed ingerirla. E perché la nostra mente ordina queste cose al corpo? Perché a sua volta è la parte fisica che avverte la mente sul bisogno di mangiare, di bere o di dormire. Pensiamo poi ad azioni più complesse e straordinarie come innamorarsi, pregare, giudicare, meditare. E' la mente che viene coinvolta in questi mondi immateriali della preghiera che nasce da un vero e proprio desiderio spirituale, della meditazione o del giudizio al quale presto sarete chiamati voi signori giurati. Ma anche in questi casi la mente interagisce con il corpo che manifesta i sentimenti provocati da queste azioni. Dunque mente e corpo interagiscono. Qualche altro esempio: mi scotto un dito, evento corporeo, e sento dolore, evento mentale; mi drogo, evento corporeo, ed ho le allucinazioni, evento mentale; vedo il semaforo verde, evento corporeo, ed ordino al piede di accelerare, evento mentale.
L'uomo dunque è composto da una mente che è un'entità spirituale, ovvero è immateriale e da un corpo, compresa la massa grigia del cervello, che è solo il mezzo di comunicazione tra mente e corpo. Il corpo, contrariamente alla mente è un'entità materiale e cioè ha un peso, una massa, un volume, una posizione nello spazio ed obbedisce a tutte le leggi fisiche.
Intuitivamente l'uomo comprende che quando soffre o gioisce, o risolve un problema o ha sete di giustizia è assolutamente differente dall'ambiente naturale ed artificiale. E' la mente quel qualche cosa in più che ci distingue. Ma evidentemente è un extra immateriale.
Il fatto che la mente sia spirituale è dimostrato anche da ragioni epistemiche, scientifiche. Noi infatti possiamo apprendere, senza usare i cinque sensi, realtà immateriali come i numeri. E se i numeri non possono avere alcun effetto sulla materia (avete mai visto il numero 10 spostare una pietra?), ma possono influenzare la mente allora la logica mi suggerisce che quest'ultima è immateriale.
Signori giurati, perché tutto questo discorso? Perché dimostreremo che Luca Fazi, esperimento da bottega, è privo di qualsiasi mente, è solo un'entità fisica, un concentrato di materia selezionata che agisce esclusivamente in relazione agli stimoli esterni. Non ha capacità di scelta proprio perché è incompleto. Il suo comportamento è provocato e causato dall'ambiente che lo circonda e che lo stimola. Non ha una mente che decide, uno spirito che coordina le sue azioni. Il gesto criminale da lui compiuto è stato necessario, inevitabile".
La giuria è letteralmente sbigottita. I loro occhi sono rimasti spalancati e pensosi nonostante Francesco Vita avesse terminato di parlare ormai da qualche minuto.
Si erano avventurati in una dimensione che avrebbe rimesso in discussione ogni attimo della loro vita trascorsa forse troppo superficialmente ed inutilmente. Il processo contro Luca Fazi poteva pericolosamente trasformarsi in un processo contro ogni essere umano.
"La parola alla difesa".
18 giu 2008
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